TOMASELLI Angelo


PRIVITELLI Antonio

Josè Trovato

Enna. La vittima è un imprenditore edile del capoluogo ennese, impegnato anni fa nei lavori di posa della fibra ottica in varie città della Sicilia centro-orientale. A lui Cosa Nostra ennese avrebbe imposto di pagare pizzo a tutte le cosche dei paesi dove lavorava. Ovunque arrivava, doveva pagare pegno ai clan locali. E dopo la condanna in primo grado inflitta al mafioso ennese che per l’accusa lo accompagnava in giro per la Sicilia, talvolta non solo virtualmente, per fargli pagare il pizzo – ai clan Cappello Bonaccorsi, poco prima di Natale del 2016 (per lavorare a Noto, Augusta e Palazzolo Acreide); e a Cosa Nostra catanese, per non avere “noie” lavorando a Catania e Santa Maria di Licodia – adesso sono stati condannati due catanesi. Sono Angelo Tomaselli, cinquantaquattrenne, e Antonio Privitelli, trentacinquenne di Nicolosi.
Il tribunale collegiale di Enna ha inflitto 12 anni di reclusione e 9 mila euro di multa per estorsione aggravata a Tomaselli, e 3 anni e 4 mesi di reclusione a Privitelli. Quest’ultimo era imputato di concorso nell’estorsione commessa in favore del clan Cappello, anche se l’accusa è stata derubricata dal Tribunale di Enna da estorsione a favoreggiamento reale aggravato. Tomaselli invece è stato condannato perché ritenuto coinvolto nell’estorsione commessa nel 2017, da giugno a dicembre di quell’anno, sempre ai danni dell’imprenditore, che sarebbe stato costretto a pagare mensilmente 600 euro: una specie di stipendio fisso part-time corrisposto alla mafia.
L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto della Dda di Caltanissetta Roberto Condorelli, è stata condotta dagli investigatori della sezione Criminalità organizzata della Squadra Mobile di Enna. La sentenza è stata emessa dal collegio penale di Enna, con in testa il presidente del Tribunale Cesare Zucchetto, giudici Marika Motta e Eugenio Alberto Stancanelli.