di Cetty D’Angelo

Da mesi si parla degli effetti della pandemia sull’economia italiana. Il lockdown attuato dal governo ha prodotto una profonda recessione, che con grandi sforzi il Paese sta tentando di fronteggiare. Il mondo della cultura e l’industria cinematografica non sono stati risparmiati dalla crisi economica che ha investito tutti i settori. Il lockdown ha prodotto un ovvio crollo del box office, dal momento che le sale sono rimaste chiuse da marzo fino a metà giugno.
In realtà dopo la riapertura ufficiale poche sale hanno ripreso le attività, a causa delle difficoltà economiche cui tali esercizi sono andati incontro, e quelle che hanno riaperto per lo più hanno riproposto film già usciti nei primi mesi dell’anno. Secondo uno dei primi studi sulle ripercussioni del Covid sul cinema pare ci sia stato un calo del 40% del fatturato annuo medio proveniente dal box office solo nel primo semestre del 2020. Le restrizioni imposte dal governo hanno provocato, inoltre, la sospensione dell’intera produzione cinematografica. Non tutte le figure dell’industria del cinema sono state colpite nel medesimo modo, in quanto i distributori sono stati certamente più protetti poiché hanno potuto valorizzare i titoli sulle piattaforme, mentre i produttori, gli esercenti, gli artisti e tutte le figure che partecipano alla realizzazione di un film (fra cui registi, sceneggiatori, scenografi, tecnici, costumisti ecc) hanno subito conseguenze più gravose. A tali conseguenze si è affiancato un crollo degli investimenti pubblicitari, mentre si è riscontrato un boom dello streaming.
A causa del distanziamento sociale non è stato possibile girare nuovi film e la realizzazione di quelli già in produzione è stata bloccata per diversi mesi, provocando una paralisi produttiva, ravvisabile nella presenza durante le prime settimane di riapertura di titoli già proposti nei mesi precedenti il lockdown. Si potrebbe dire si tratti di una crisi culturale, oltre che economica, in quanto è stata limitata la libera produzione di opere cinematografiche e dal momento che,  anche ora che è possibile tornare sui set, i registi sono costretti a dei vincoli. Cosi si è infatti espresso il premio Oscar Giuseppe Tornatore: «Sono preoccupato: in questa fase post-pandemia, tra protocolli sanitari e contenimento dei costi, il cinema rischia di perdere la libertà di linguaggio. Spero ci siano ancora i margini per le storie originali. Noi autori dobbiamo stare in guardia perché un film non è un prodotto di laboratorio, senza libertà di ispirazione non c’è cinema e di conseguenza viene a mancare la condivisione delle emozioni».
A fronte della crisi economica che ha investito il settore il Governo ha adottato diverse misure già dai primi mesi dell’emergenza: l’indennità di 600 euro per gli impiegati nel mondo dello spettacolo; cassa integrazione; un fondo di 130 milioni di euro per spettacolo, cinema e audiovisivo; sospensione dei tributi a maggio per gli esercenti cinematografici. A giugno Dario Franceschini, Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, ha firmato due decreti per il rilancio dell’industria cinematografica. Il primo decreto rafforza di 100 milioni di euro il “Fondo per il cinema e l’audiovisivo” previsto dalla legge Cinema del 2016 per finanziare gli investimenti cinematografici, il secondo decreto assegna un contributo di 10 mila euro alle sale cinematografiche che ne faranno richiesta.