di Giuseppe Maria Amato

Cosa dovrei dire?
Cosa dovrei scrivere? Male parole, improperi, segni cabalistici? Ieri, come da anni a questa parte, puntualmente una larga fascia delle pendici della antica città di Enna è andata a fuoco. Le fiamme, rapidamente, a causa del vento e della particolare conformazione orografica, hanno preso a salire verso la cima divorando alberi, recinti, pali della luce e del telefono, sciare e passando tra le case.
Il fumo, denso ed acre, ha avvolto l’area del Santuario di Montesalvo e tutta la punta Sud della città antica.
I soccorsi, tempestivi, hanno visto l’impiego di mezzi aerei, sia elicotteri che un Canadair che, ovviamente, hanno dovuto fare pericolose acrobazie proprio sui tetti delle abitazioni, dell’Università, dell’Ospedale.
Dopo ore di intenso lavoro, con case evacuate, un rifornimento di carburante messo in sicurezza, la strada di accesso Monte Cantina chiusa al traffico, finalmente le fiamme sono state spente. Il paesaggio è infernale, il nero corre su, sino alle rocce, tra le case.
Quel nero che caratterizza l’azione di questi malnati criminali che personalmente non sono più in grado di sopportare. Grave l’azione, pericolosa e costosissima, è un vero e proprio attentato alla salute della città e dei suoi abitanti.
Va chiesta una severa azione della Magistratura e delle Forze dell’Ordine per individuare, arrestare e punire esemplarmente i responsabili.
Pensate se fosse saltato il rifornimento, pensate se, per una avaria uno dei mezzi aerei fosse caduto tra le case…
Non è un film quello che abbiamo visto e vissuto ieri e che viviamo quasi fosse una nuova “sagra paesana” ogni estate.
Chi ha acceso il fuoco vive tra noi, prende il caffè nei bar che frequentiamo, compra le stesse merci. Per questo va stanato
e, alla società civile, va il compito di non rendere banale quel che banale non è. Il fuoco è un attentato e l’ncendiario un criminale assassino, come tale va aborrito, isolato, esecrato.
(Ph Sofia Amato).