di Josè Trovato

Gagliano Castelferrato. Ha abusato sessualmente di un giovane disabile e lo ha circuito, estorcendogli pure una piccola somma di denaro. Si è chiusa con il patteggiamento l’inchiesta a carico di un operaio ultrasessantenne di Gagliano, accusato di violenza sessuale aggravata, circonvenzione d’incapace e estorsione, per fatti che risalgono a tre anni fa, precisamente, secondo la rubrica del primo capo d’imputazione, ai mesi centrali del 2017. La sentenza di patteggiamento, emessa dal giudice Vittorio La Placa, è già passata in giudicato: un anno e dieci mesi di reclusione, pena sospesa. L’operaio, di cui si omettono le generalità al solo scopo di non rendere identificabile, in un piccolo centro come Gagliano, la persona offesa, non rischia di finire in carcere.
Il patteggiamento è stato dunque proposto dal difensore dell’imputato, l’avvocato Simone Di Fini, e accolto dalla Procura di Enna, prima, poi dal giudice, che ha concesso all’operaio varie attenuanti, generiche e specifiche. La sentenza risale a qualche mese fa, ma – una volta effettuate le opportune verifiche del caso – è stato possibile solo adesso raccogliere tutti gli elementi necessari alla pubblicazione. Va evidenziato che l’uomo non aveva alcun tipo di precedente penale. La vittima come detto è un giovane disabile, assistito da un curatore, l’avvocata di Enna Giuliana Conte, che ha designato al giudizio il penalista Mauro Lombardo, difensore di parte civile. La sentenza di patteggiamento include una rifusione delle spese di giudizio, ma non un risarcimento. Tecnicamente la parte civile potrebbe far valere le proprie ragioni in sede civile, ma per il momento non è partita alcuna azione risarcitoria.
I rappresentanti legali della vittima avevano presentato una memoria, contenente una dettagliata relazione al giudice, opponendosi alla sentenza di patteggiamento – che poi, non essendo impugnata dalla procura generale né dalla difesa, è passata in giudicato – sostenendo che l’imputato avrebbe dovuto affrontare il processo. Ma il giudice, sciogliendo la riserva, ha disposto la pena finale di ventidue mesi di reclusione, proprio in virtù delle varie riduzioni dovute alle attenuanti e al rito scelto, con la condizionale.