di Giovanni Vitale

Da molti anni sostengo che la distinzione fra ‘reale’ e ‘virtuale’, così come la si è intesa, è superata!
Le stesse categorie su cui tale distinzione si è basata non reggono più ad un’analisi approfondita ormai da tempo. Già H. Putnam ci ha dimostrato come per riferirci a ciò che ci circonda non disponiamo, a parte i nomi con cui indichiamo, di riferimenti che siano assolutamente oggettivi, che non mutino cioè con il cambiare della prospettiva da cui osserviamo e dalle aspettative che la nostra cultura, individuale e sociale, ci dispone nel considerare.
Già da anni, poi, si discute di ‘realtà aumentata’ e sono stati realizzati dispositivi tecnologici per usufruirne: si tratta dei nostri telefonini che, con specifiche applicazioni aggiuntive, inquadrando un dato luogo, un monumento o altro, ce ne mostrano in tempo “reale”informazioni che non ci sono effettivamente e ci permettono una conoscenza, ed una fruizione, di ciò che ci circonda enormemente “aumentata”.
Ci sono anche dei dispositivi, una sorta di casco con speciali visori (simili a maschere subacquee) che ci fanno vedere cose che non ci sono intorno a noi ma che sono frutto di algoritmi, cioè programmi digitali, che “costruiscono” veri e propri ambienti in cui possiamo muoverci. Sono anche disponibili appositi sensori che impugnati ci consentono d’interagire agevolmente con quegli ambienti, di svolgervi azioni e modificarne lo stato, ciò che c’è, a nostro piacere.
I mesi scorsi, col ricorso massiccio alle tele-relazioni, per motivi di studio o lavorativi, hanno stimolato le grandi industrie tecnologiche ad accelerare la progettazione e realizzazione dei dispositivi di cui sopra; a svilupparne ulteriormente le possibilità ed integrandone, inoltre, le funzioni. Si è capito che stare delle ore davanti ad uno schermo piatto non solo diventa noioso ma riduce le capacità produttive ed intellettuali. Ecco quindi che la possibilità di trasmetterci immagini tridimensionali, con realistici effetti di profondità, e di poterci “muovere” ed agire anche nell’ambiente con cui ci colleghiamo è diventata una priorità. Ecco che gli ologrammi che abbiamo visto nei film di fantascienza, qualcosa di molto simile insomma, sono già disponibili per l’uso normale di tutti noi, e che i dispositivi per poterlo fare saranno presto alla portata di ciascuno.
Con ‘Quest’ Facebook ha fatto il primo importante passo in questa direzione. Apple ha annunciato che a breve metterà in campo la sua proposta, con la facilità d’uso ed ottimizzazione di cui l’azienda è tradizionalmente portatrice. Di fatto tutta la progettazione e sviluppo industriale tecnologico mondiale si è lanciato in questa direzione ed oltre ai prototipi sono già disponibili sul mercato i vari dispositivi, via via più raffinati e dalle prestazioni più stupefacenti.