Riceviamo e pubblichiamo un intervento di Don Fortunato Di Noto, presidente di Meter e Vicario episcopale per la fragilità della Diocesi Di Noto, dopo aver appreso che un bambino, ancora con il cordone ombelicale, è stato trovato buttato – per fortuna salvo e vivo – in un cassonetto di immondizia a Ragusa.
“L’immensa discarica della vita umana. Bambino buttato nel cassonetto della spazzatura. Una dolorosa notizia di cronaca che arriva da Ragusa.
Una madre può dimenticare un figlio, così da non commuoversi? Accade. (Isaia 49, 8-26)
È quel cassonetto della spazzatura che fa impressione, che racchiude tutto il disprezzo per la vita, lo scarto – un bambino, la vita – da buttare, eliminare.
Un uomo passó e sentí il pianto e lo salvò. Che bellezza essere salvati. Che tristezza essere rifiutati, abbandonati, buttati.
La sconfitta, perché di questa si tratta non deve schiacciare la tutela della vita e l’accoglienza della fragilità umana. Quel cassonetto, plastica immagine di  chi vuole compattare la vita come rifiuto nell’indifferenziata, non deve ostacolare l’accoglienza della vita fin dal suo concepimento e la sua tutela. Perchè la vita di un bambino non è spazzatura da buttare nell’ indifferenziata. Nessuna vita è o può essere considerata un rifiuto  o un business.
Una amica mi scrive, e non posso non dargli ragione, che: Fa ancora più impressione il silenzio del mondo di fronte alla immensa discarica che è diventato il grembo delle madri che abortiscono i loro figli. Nel silenzio del mondo e di chi invece dovrebbe gridare contro questo orrore.
Può una madre dimenticare il proprio figlio fino a non commuoversi per lui? E’ una domanda che risuona da sempre. Accade.
Che la madre e il padre siano presi dal rimorso, dal pentimento e siano visitati dalla luce della vita, oltre le difficoltà e il disorientamento. Si facciano aiutare per amare la vita e non abbandonarla. Abbiano un sussulto di umanità e di cuore appassionato tra il pentimento, la correzione fraterna e il riprendere ciò che fu definito ‘scarto’.
 
Quanto accaduto ci richiama all’urgenza di offrire ad ogni gestante in difficoltà concrete alternative all’aborto e all’abbandono e, insieme, quella di promuovere una campagna per diffondere la conoscenza della possibilità di partorire in anonimato nel nostro Paese. Il richiamo delle culle della vita.
Risuonano forti le parole e l’appello di San Giovanni Paolo II, sempre attuali: dobbiamo impegnarci sempre in «una riaffermazione precisa e ferma del valore della vita umana e della sua inviolabilità, ed insieme un appassionato appello rivolto a tutti e a ciascuno, in nome di Dio: rispetta, difendi, ama e servi la vita, ogni vita umana! Solo su questa strada troverai giustizia, sviluppo, libertà vera, pace e felicità!» (Evangelium Vitae, n.5, 1995)
Dovremmo scrivere in ogni angolo del mondo queste parole, una sorta di manifesto permanente, fare risuonare fin dal grembo materno questa ‘cantilena per i piccoli’, per tutti:
 
– Rispetta la vita.
– Ama la vita.
– Servi la vita.
– Ogni vita umana.
 
Iniziamo a ricordare e continuiamo a difendere la vita”.