“Tristezza, solo dolore e un auspicio a impegnare le Diocesi, le Comunità ecclesiali e le realtà sociali ad essere presenti, vigili, attenti ad elaborare percorsi di sostegno della fragilità umana. Basterebbe poco, ma potremmo salvare tante vite, tanti innocenti. Non è anche questo una emergenza?”.
Così don Fortunato Di Noto, presidente  di Meter (www.associazionemeter.org) si esprime. Ieri aveva invitato, dopo l’episodio del neonato abbandonato a Ragusa, ma trovato prima di un epilogo funesto, a schierarsi a tutela della vita, a curare e sostenere.
 
Questa volta il neonato è stato trovato morto, con il cranio fracassato e il cordone ombelicale attaccato all’interno di un sacchetto della spesa, è successo a Trapani e la 17enne, madre di questo piccolo ha confessato: “Avevo paura di dire ai miei genitori che ero incinta. Temevo la loro reazione. Sono disperata”.
 
Sono notizie che non vorremmo mai leggere.
 
Due episodi in un giorno, – dichiara don Di Noto – nella nostra terra di Sicilia. La ragazza 17 enne, individuata dalle forze dell’ordine, tra le lacrime, ha confessato tutto:
 
Non è solo tristezza, ma un senso di smarrimento e di ‘sconfitta’ che impone sempre di più come, nel territorio delle nostre periferie esistenziali,  tanti molti giovani vivono, possono essere aiutati e accompagnati per amare la vita anche se la percezione della stessa è un errore, uno sbaglio, un rifiuto.
 
Tanta fragilità e mancanza di punti di riferimento – conclude don Di Noto -, infatti  la fragilità invece di essere accolta, accompagnata e non renderla come un peso, può diventare pietra e vergogna, un macigno che schiaccia e pressa la vita dove spesso la soluzione è sopprimere e/o sopprimersi. Queste storie ci interpellano come comunità ecclesiale e come società. Una preghiera al piccolo…. ai tanti piccoli soppressi e sono tanti.”