di Cetty D’Angelo

Il 4 novembre è stata approvata alla Camera con 265 sì la legge per contrastare l’omotransfobia, la misoginia e la violenza contro le persone disabili. La legge passa ora in Senato. Il testo, presentato dal deputato del partito democratico Alessandro Zan, prevede l’estensione della legge Reale-Mancino, che si limitava alle violenze razziali, alle discriminazioni per motivi “fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale o sull’identità di genere”. Con questa legge, dunque, sarà punito con il carcere chi commette o istiga a commettere atti discriminatori o violenti contro i soggetti tutelati.

A legge approvata, la maggioranza ha esultato unanime con un lungo applauso, mentre l’opposizione ha protestato, mostrando dei bavagli, sostenendo che la legge è “liberticida” e potrebbe limitare la libertà di espressione. In realtà, contro le accuse del Centrodestra, la clausola “salva idee” chiarisce espressamente che la pena scatterà solo quando vi sia “il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”, e che “le opinioni non istigatorie restano salve, in quanto già discendenti direttamente dall’articolo 21 della Costituzione”. Anche la Conferenza Episcopale Italiana si è mostrata contraria alla nuova legge: “Rischio derive liberticide, non serve una nuova legge. Esistono già adeguati presidi con cui prevenire e reprimere ogni comportamento violento o persecutorio.”