di Marina Chiaramonte

Dopo 20 giorni da incubo ho capito che l’unico controllo che possiamo esercitare è tenere la mascherina, disinfettare le mani continuamente e mantenere una distanza di sicurezza.
Basta poco, una svista tua o degli altri che ti circondano e ti vedi precipitare in un incubo terribile dove la paura e la malattia diventano compagni quotidiani.
Vorrei usare le parole giuste per arrivare a tutti voi e far comprendere che contrarre il Covid 19 è troppo pericoloso e lasciarsi andare ad opinioni o congetture, spesso, troppo lontane da quella che è la cruda realtà, non ci aiuterà a superare questa guerra che, nolenti o volenti, tutti siamo chiamati a combattere.
Non sapevo di aver contratto il Covid 19, la mia vita scorreva normale tra lavoro (scuola) e famiglia.
Mi preoccupavo di problemi quotidiani come ognuno di noi: fare la spesa, andare al lavoro, pagare bollette, pulire casa, arrivare a fine giornata cercando di adempiere ai miei compiti di docente, mamma, moglie, figlia, sorella e amica.
Il Covid 19 era presente ma allo stesso tempo lontano dalla mia vita, pensavo:”Figurati se può capitarmi qualcosa di brutto, ho messo la mascherina, ho igienizzato le mani, ho mantenuto la distanza e poi non soffro di malattie pregresse, sto bene sono in salute, figurati se posso ammalarmi”.
Mi sono ammalata, con ogni probabilità ho contratto il virus a scuola e l’ho portato a casa.
Mentre i giorni scorrevano, il Covid 19 ci ha tolto la forza, ci ha schiacciato con violenti mal di testa e dolori diffusi, si è insinuato nei nostri polmoni per toglierci la preziosa aria, lo ha fatto lentamente, furtivo ma inesorabile.
Nella solitudine della mia casa ma con un mondo “fuori” fatto da parenti e amici in apprensione e inermi, ho lottato contro il Covid 19, contro la paura di non farcela, contro la disperazione di trovarmi in un incubo mortale e non sapere come uscirne, contro la stupidità di molti che saccenti portano avanti tesi pericolosissime senza comprendere il grande errore di giudizio che commettono e che per molti potrebbe significare “perdere la vita”.
Non ho avuto sconti da questa spaventosa esperienza.
La parte più terribile e devastante è stata vedere chi si è ammalato “per colpa mia” combattere per la vita, cercare di far entrare nei polmoni la preziosa “aria” per continuare a vivere e non riuscirci, constatare che la sua vita era in pericolo e io potevo solo chiedere aiuto e affidarlo alle cure dei medici e di tutti gli operatori sanitari.
Adesso ripenso a quei giorni ancora troppo vicini e ancora troppo vividi nella mente: l’arrivo degli operatovi sanitari, il trasporto al pronto soccorso, la TAC che conferma la terribile diagnosi, il trasferimento al reparto per iniziare le cure, nella completa solitudine della mia casa l’attendere di notizie che arrivano lentamente e che purtroppo non sono buone, la disperazione, la paura e in tutto questo la necessità di trovare la forza per continuare a curarmi senza dimenticare nulla perché continuo ad essere a rischio.
Quante lacrime, quanti brutti pensieri, quanta paura mi ha attanagliato il cuore e l’anima e l’arrivo della notte non mi ha certo aiutata.
Fortunatamente c’erano “gli angeli”, ovvero tutti gli operatori sanitari che con senso del dovere, amore ed empatia, hanno portato avanti, tra mille pericoli, il loro importante e complesso lavoro.
Con semplici gesti e parole di conforto hanno reso questi giorni difficili un po’ più sopportabili, permettendomi di mantenere un legame con chi in ospedale lottava per la propria vita.
Da quel sabato sono trascorsi 12 giorni e oggi le mie condizioni di salute sono migliorate e dall’ospedale arrivano notizie confortanti e positive.
Servirà ancora qualche giorno per guarire ed uscire da questo incubo ma sento il dovere di raccomandare a tutti di tenere alto il controllo, mantenendo un comportamento prudente, seguendo le regole per evitare il contagio.
Convivere con il virus vuol dire fare in modo di evitare che il Covid 19 transiti da una persona all’altra, non avendo “gambe” il passaggio avviene solo se noi lo permettiamo, assumendo comportamenti scorretti.
Oggi mi accorgo che tutto quello che davo per normale prima, adesso si è arricchito di un valore nuovo e importante.
E quando tutto questo sarà finito, sarà bello ritornare alla vita di prima, alla libertà di uscire fuori, respirare l’aria a pieni polmoni, alla possibilità di stare con i propri cari, di incontrare i propri amici, di lavorare.
Oggi è tempo di rigore, mostrando senso civico ed etico, assumendo i comportamenti corretti che già da mesi ci vengono indicati.
Ognuno deve fare del proprio meglio per aiutare chi si trova a dover affrontare questa difficile battaglia, per tale ragione sarò disponibile, se i medici lo riterranno utile, donare il mio plasma e invito alla donazione chiunque ha sviluppato gli anticorpi.
La raccolta di plasma iperimmune oggi è utile per garantire a molti pazienti affetti da Covid 19 la terapia del plasma che sembra stia dando risultati confortanti.
La malattia della solitudine dovrà renderci più forti e più umani di sempre.