Riceviamo e pubblichiamo la lettera che uno stimato docente di Enna, il professore Giuseppe Campo, indirizza al direttore generale dell’Asp Francesco Iudica.
Gentile dott. Iudica,
 
Mi chiamo Giuseppe Campo, sono un docente di scuola secondaria di primo grado, in servizio presso l’Istituto comprensivo “Neglia-Savarese” di Enna.
Scrivo in merito alla nota protocollo 98051 del 20.11.2020 a firma della Dottoressa Paola Pesce e della Dottoressa Laura Calabretta.
L’oggetto della suddetta nota recita: Integrazione e sostituzione nota prot. 97943.20-11-2020 – Screening scolaresche finalizzata a riaperture scuole (corsivi miei). Questo desta già perplessità per l’impiego del termine scolaresca, che si riferisce ai soli studenti, lasciando intendere che lo screening non includa anche i docenti. Inoltre sottolineo che le scuole sono rimaste aperte per quanto concerne i servizi amministrativi e l’organizzazione della didattica a distanza (DAD), è stata sospesa la sola didattica in presenza. Proseguendo nella lettura ci si imbatte, poi, in una data erronea che, in un primo momento mi ha fatto sorgere il dubbio che si trattasse di una  nota non più attuale (mi riferisco all’indicazione del 23 ottobre 2020 anziché 23 novembre 2020 come data di rientro in classe).
Non si tratta di semplici cavilli, ritengo che in un momento così delicato la chiarezza, la puntualità dei termini impiegati e la correttezza delle informazioni riportate siano di fondamentale importanza.
Ma la questione che più mi preme sottolineare è che il provvedimento prevede la riammissione in classe dei soggetti che non si sottopongono allo screening “senza nessun obbligo” poiché è esplicitato che il tampone può essere effettuato solo su base volontaria. Il paradosso è che coloro i quali, per senso civico, scelgono di sottoporsi al tampone, in attesa dell’esito, non sono riammessi a scuola, mentre chi sceglie di non effettuare lo screening rientra in classe.
A questo punto mi chiedo come tale determinazione possa giustificare la riapertura delle attività didattiche in presenza, dopo la chiusura precedentemente disposta. Cosa è cambiato rispetto alle scorse settimane se non possiamo avere una maggiore garanzia che nelle nostre classi non entrino soggetti potenzialmente contagiosi?
In qualità di lavoratore della scuola non mi sento tutelato nel diritto alla salute nell’ambiente di lavoro e vorrei almeno conoscere la ratio di simili provvedimenti.
 
In attesa di un cortese riscontro, porgo distinti saluti.

Giuseppe Campo