di Giovanni Vitale

Fra le facoltà mentali l’immaginazione è la più astratta, è quella meno legata ai fatti noti, a cose a cui si è abituati. È infatti quella comunemente associata alla creatività artistica ed intellettuale, alla capacità di orientare la mente verso ciò che non è mai stato fatto prima e che produce la creazione geniale. È ciò che fece intuire a Newton la ‘Forza di Gravità’ nel giardino della sua casa, Woolsthorpe Manor, vedendo cadere una mela dall’albero alla cui ombra era seduto, che gliene fece immaginare la dinamica e che da matematico trasformò poi (induttivamente), nella ‘legge di gravitazione universale’.
Ne ho già discusso, nel ‘A VOLO (8)’, dei vari modi in cui procedono i ragionamenti che legano cause ed effetti. Fra questi l’ABDUZIONE indica il più creativo, quello per cui, nel collegare un argomento a un altro, l’immaginazione è prevalente e che può perfino agire in modo inconsapevole, con solo qualche appiglio in ciò che di fatto avviene. È ciò che ci fa affrontare un evento, per cui non siamo preparati, con i modi ABITUALI di altre occorrenze in qualche modo simili. O che da un accadimento passato ce ne fa affrontare con successo uno somigliante, seppure in circostanze diverse.
Con l’abduzione ad esempio, S. Zingale, docente di semiotica, ha spiegato il ‘colpo da maestro’ di Maradona che “dribbla” ANCHE il portiere nel famoso goal contro l’Inghilterra. Lo ricava da un intervista in cui il calciatore racconta che qualche tempo prima gli era successa un’azione simile ma che, dopo avere scartato il contropiede degli avversari, trovandosi davanti al portiere tirò direttamente in rete, anche se quest’ultimo gliene ostacolava gran parte, colpendo così il palo della porta e fallendo il goal. Dopo la partita suo fratello gli disse che avrebbe potuto provare a dribblare anche il portiere! Maradona racconta che solo DOPO aver segnato con l’Inghilterra ricordò ciò che gli aveva detto suo fratello benché, in effetti, fu proprio quel che fece.
In pratica si tratta di quel che comunemente definiamo il ‘saper fare’, cioè la capacità di affrontare imprevisti con successo seppure con un certo margine di rischio. Si tratta di una competenza squisitamente umana che potrebbe apparire come una sorta di calcolo probabilistico ma che non lo è, di certo non è consapevole; è il tentativo verso l’ignoto in cui l’azzardo è intimamente parte del “gioco”.