Leonforte. Scarcerato da anni dopo una condanna per mafia, era accusato di aver violato la Sorveglianza speciale per aver guidato senza patente. In questo modo, secondo l’accusa, il leonfortese N.C. aveva violato il generico “obbligo” di “vivere onestamente” e “rispettare le leggi”. Ma la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima questa prescrizione, poiché avrebbe “l’effetto abnorme di sanzionare come reato qualsivoglia sanzione amministrativa”, di punire penalmente qualsiasi condotta contraria alla legge e di porsi in evidente contrasto con i principi di tassatività e tipicità che disciplinano il processo penale.
Alla luce delle argomentazioni di cui sopra, esposte in aula dal suo legale, l’avvocato Vittorio Censabella, il Tribunale di Enna lo ha assolto con formula piena, “perché il fatto non è previsto come reato”. La sentenza è stata emessa dal giudice monocratico Giuseppe Noto. A chiedere l’assoluzione, sulla base della pronuncia della Consulta e di un successivo pronunciamento della Corte di Cassazione a sezioni unite, era stato anche il pm Santo Di Gregorio.
Dunque si chiude con l’assoluzione il processo a uno dei tanti leonfortesi arrestati e condannati per associazione mafiosa negli ultimi lustri, che esce senza condanna da questa accusa minore. E fonti vicine al suo difensore, l’avvocato Censabella, esprimono soddisfazione per l’applicazione “ineccepibile”, da parte del Tribunale di Enna, “di principi e valori costituzionali già recepiti dalla Suprema Corte di Cassazione”.