Troina. In merito al parziale cedimento di una parte del perimetro murale del Monastero di San Michele Arcangelo Nuovo, a ridosso della SS 575 Troina-Catania, avvenuto la notte scorsa, l’Oasi Maria SS. e il Comune di Troina rispettivamente Don Silvio Rotondo e Fabio Venezia, dichiarano quanto segue:
“Abbiamo già informato sull’accaduto il Soprintendente ai BB.CC.AA. di competenza territoriale per chiedere un intervento di messa in sicurezza del monumento ed evitare che si possano avere ulteriori cedimenti. Si sta valutando la possibilità di un gruppo di lavoro Oasi e Comune a livello tecnico per un progetto complessivo di recupero di tutto il monumento per renderlo poi in futuro fruibile. E’ intenzione creare una sinergia per esplorare possibili canali di finanziamento che non incidano né sulle risorse del Comune né dell’Oasi. Una sinergia tra l’altro già sperimentata recentemente. L’Oasi ha infatti concesso in comodato d’uso al Comune l’area boscata del “Monte Muganà” e ciò ha consentito di poter ottenere un finanziamento, per un importo complessivo di 250 mila euro nell’ambito degli investimenti del Gal “Rocca di Cerere”, finalizzato alla realizzazione di un percorso naturalistico. Bisognerà capire adesso se lo stesso percorso potrebbe essere replicato anche in questo caso con l’interlocuzione della Soprintendenza.
La proprietà dell’area dove ricade il monumento è dell’Oasi – specifica il presidente dell’Istituto padre Silvio Rotondo. Non si è trattato di una donazione, ma di una acquisizione effettuata nel 1953. Il monastero era stato messo all’asta nel 1866 e lo comprarono due privati, Sollima e Polizzi. Subito dopo la seconda guerra mondiale l’amministrazione comunale di allora in accordo con i proprietari, il monastero fu utilizzato come cava per costruire case popolari per i meno abbienti. Padre Luigi Ferlauto, fondatore dell’Oasi, per impedire un ulteriore decadimento decise di acquisire l’area e di conseguenza il monumento. Inoltre, era già nelle sue intenzioni realizzare un centro per disabili, idea che si concretizzo poi nell’attuale sede in via Conte Ruggero, nella parte alta del paese in quanto all’epoca, considerata la configurazione del territorio, l’area del monastero era troppo decentrata rispetto al centro abitato. Non era comunque l’unico progetto nella mente del fondatore dell’Oasi per quell’area. Tra i suoi desideri progettuali anche un “Monastero della Pace” per il dialogo interculturale e interreligioso e poi l’Università del Cambiamento, ambizioni che purtroppo si sono scontrate sia con l’esiguità delle risorse, sia con il voler sempre privilegiare gli investimenti nel campo socio sanitario e scientifico dell’Istituto, qualificandone sempre più i servizi.
Dispiace tanto questo crollo – dice padre Silvio – perché ciò va a deturpare in maniera dolorosa una delle immagini simbolo più belle e piene di storia della nostra comunità. L’auspicio e l’impegno è che al più presto, con la sinergia del Comune e le preposte Istituzioni regionali, e dunque un rapporto tra pubblico e privato, si possa non solo superare questo momento di difficoltà per mettere in sicurezza la struttura, ma si possa anche sviluppare un progetto più ampio, com’era nel desiderio di Padre Ferlauto, al fine di creare occasioni di sviluppo economico ed occupazionale per il territorio, valorizzando le nostre bellezze naturali, paesaggistiche e artistiche-monumentali.
Il sindaco Fabio Venezia evidenzia inoltre che il monumento è un elemento di identità per il territorio e come amministrazione ci impegniamo a trovare, in sinergia con l’Oasi, una soluzione perché ciò non venga disperso e faremo la nostra parte affinché quest’area possa essere restituita alla fruizione della città”.
Cenni storici sul monumento: Si tratta di uno dei più grandi monasteri basiliani di tutta la Sicilia, fu edificato nel Settecento, tra la fine degli anni ’50 e la fine degli anni ’80, nell’area di un’antica necropoli ellenistica ed è ubicato nell’omonimo quartiere, cui dà il nome, all’ingresso della città, a pochi chilometri dalla Strada Statale 575, che collega Troina alla città etnea. Inizialmente il Convento occupava una vasta superficie di oltre 8 mila metri quadri, ed era composto da una chiesa mono navata e dal contiguo monastero, che ruotava attorno ad un chiostro quadrato con arcate. Al suo interno, ospitava una ricchissima biblioteca ed un’Antiquarium con i reperti provenienti dagli scavi per l’edificazione delle fondamenta. Il Cenobio fu chiuso ed abbandonato nel 1866: i tesori letterati custoditi andarono perduti ed uno dei più grandi gioielli della storia religiosa dell’Isola trasformato in una grande cava di pietra a cielo aperto. Dagli anni ’50 del Novecento, l’ex monastero è di proprietà dell’Oasi Maria Santissima di Troina.