di Pierelisa Rizzo

Voglio ringraziare il direttore di EnnaOra, Josè Trovato,  che ospita la mia piccola inchiesta che, preannuncio, si snoderà in qualche puntata. Con Josè siamo cresciuti professionalmente insieme nel rispetto di una serie di  valore imprescindibili per  chi fa il giornalista: il rispetto della verità, il controllo delle fonti e l’assenza di commenti personali nei propri articoli. Ecco perché, dalle pagine virtuali di EnnaOra, mi sento di rispondere ai tanti che, in questi giorni sproloquiano sui social. Quando da giornalisti scriviamo, raccontiamo fatti documentati di cui siamo venuti a conoscenza. Non commentiamo, non condanniamo nessuno, non diamo giudizi, che non spettano certamente a noi, non inventiamo storie. Perché, come scriveva Thomas Jefferson, “Dove la stampa è libera e tutti sanno leggere non ci sono pericoli” (p.r.).
Una cinquantina di preti delle Diocesi di tutta Italia, mappati in un dossier, conosciuto come “Dossier Mangiacapra” che, nel febbraio del 2018, Francesco Mangiacapra, avvocato napoletano e gigolò di riferimento di una parte del mondo ecclesiastico, consegna alla Curia Campana. 1300 pagine arricchite da screenshot di conversazioni e fotografie che i sacerdoti si scambiavano con il gigolò, che non lasciano molto spazio all’immaginazione. Ogni diocesi ha la sua “croce”, come dicono in gergo i seminaristi che subiscono violenze.
E così alla voce “Diocesi di Piazza Armerina”, scopriamo che c’è un tale parroco della provincia di Enna, che avrebbe chattato con Mangiacapra , che “ammette tramite facebook di avere rapporti sessuali pur essendo sacerdote, che manifesta interesse sia per gli uomini che per le donne, che ricerca incontri di sesso”. E tutto questo comprovato dallo screenshot delle conversazioni che non lasciano dubbi. Il sacerdote, dopo la presentazione del dossier – che ha provocato in tutte le Curie italiane un vero e proprio terremoto – è stato promosso con un incarico aggiuntivo.
Dalla lettura di questo dossier, a tratti imbarazzante, dove, in una delle foto si vede un prete compiere atti di autoerotismo con sullo sfondo una statuetta della Madonna, viene fuori la doppia morale di una certa Chiesa, arroccata su posizioni che appaiono non solo obsolete ma persino ipocrite. Uno specchio deformante dove sembra ormai chiaro che il sacerdozio, per molti, diventa un porto sicuro per vivere tranquillamente la propria omosessualità. Un’omosessualità che si fa fatica a confessare in famiglia e che si preferisce nascondere dietro l’abito talare. Nessun giudizio sugli orientamenti sessuali di ciascuno, se però quel ciascuno non è lo stesso che, dall’alto di un pulpito, sentenzia contro quei rapporti “contronatura”, quelle famiglie non tradizionali, che porterebbero a peccati mortali, per tutti, tranne che per quei preti.
E’ chiaro che, dopo il dossier Mangiacapra, che non lesina dettagli anche sui seminaristi, talvolta usati da sacerdoti più grandi come vere e propri oggetti di piacere, la Curia di Napoli inviò tutto al Vaticano che a sua volta informò vescovi della presenza nelle proprie Diocesi di sacerdoti coinvolti . E resta da chiedersi cosa accadde anche nella nostra Diocesi, anche alla luce del ciclone Rugolo, il prete di Enna che un giovane accusa di violenze ai suoi danni dal 2008 al 2013. Accuse che sono tuttora oggetto di un’indagine aperta dalla Procura di Enna.
Ospitare una voce libera come quella di Pierelisa è sempre un onore. La ricerca della verità è ciò che sta a cuore a tutti. A me spetta il compito di sottolineare, in aggiunta a questo pezzo e all’inchiesta che ospiteremo, che per quanto riguarda l’ultimo inciso – relativo all’inchiesta della Procura di Enna, caso attualissimo che non riguarda per nulla, in sè, i fatti narrati in questa puntata dell’inchiesta giornalistica della collega – vige sempre la più assoluta presunzione di non colpevolezza, principio cardine su cui ispirerò sempre la mia attività giornalistica. Inoltre aggiungo un piccolo personale monito: a nessuno sfugga che eventuali condotte di singoli riguardano, per l’appunto, casi singoli; non la quasi totalità degli uomini di Chiesa, i quali vivono h24, senza tentennamenti, la propria spiritualità. Sono cresciuto in una Parrocchia della provincia di Enna e conosco lo stile di vita di tantissimi sacerdoti, non solo coloro che mi sono stati vicini, improntato ai dogmi di fede e alla sincera devozione. Nessuno escluso. (Josè Trovato)