di Cetty D’Angelo

Si è tenuta sabato 6 marzo l’ultima serata della 71° edizione del festival di Sanremo, che quest’anno ha visto trionfare i Maneskin con “Zitti e buoni”, seguiti sul podio dal duo Francesca Michelin e Fedez ed al terzo posto Ermal Meta. A vincere il Premio Mia Martini è Willie Peyote con “Mai dire mai (La locura)”, il premio Sergio Bardotti per il miglior testo va a Madame per “Voce” e il premio Giancarlo Bigazzi per la migliore composizione musicale, assegnato dall’orchestra, va ad Ermal Meta con “Un milione di cose da dirti”. L’ultima serata del festival ha ottenuto uno share del 53,5%, una forte crescita rispetto alle serate precedenti, che avevano registrato ascolti fra i più bassi degli ultimi anni. Questa edizione storica del festival in epoca Covid, avvenuta senza pubblico, è stata realizzata con grosse difficoltà organizzative, come hanno confermato i conduttori Amadeus e Fiorello, ed era inevitabile che il risultato finale ne risentisse. La conduzione senza spettatori in sala è sembrata stantia e a tratti forse un po’ noiosa e probabilmente non poteva essere diversamente di fronte ad un teatro vuoto. Va comunque riconosciuto agli organizzatori ed ai presentatori il merito di essere riusciti a portare a casa questa edizione, nonostante la situazione complicata. Più gravi forse i falli che definiremmo “storici” sull’immagine delle donne che viene data sul palco dell’Ariston da sempre: le donne relegate al solito ruolo di accompagnatrici dei presentatori uomini e i fiori di Sanremo donati alle sole donne, la qual cosa ha suscitato quest’anno una certa ribellione sui social e sullo stesso palco da parte delle artiste in gara (la Michelin ha offerto il proprio mazzo al compagno Fedez).
Soffermandoci sulle note positive, i momenti più riusciti del festival sono stati a nostro parere l’esibizione di Elodie, ipnotica e carismatica, il commovente monologo di Antonella Ferrari e i quadri di Achille Lauro, che per le diverse serate si è giovato del supporto di altri artisti, gli attori Francesca Barra, Claudio Santamaria e Monica Guerritore, la cantante Emma e  il ballerino Giacomo Castellana. Nonostante alcune delle interpretazioni di Lauro siano forse eccesive ed ostentate, riteniamo che il messaggio che vuole lanciare sia da considerarsi positivo e coraggioso: è un inno alla libertà personale e di espressione, che si scaglia contro ogni omologazione e limite alle scelte personali, contro ogni forma di omofobia, stereotipo di genere o prototipo di identità sessuale, abbracciando una sessualità fluida, di cui i suoi travestimenti androgini sono espressione: “Sono sessualmente tutto. Genericamente niente. Essere è diritto di ognuno”.