di Mario Antonio Pagaria

Stamattina sono andato di matto e mi sono alzato alle sei; alle 7,30 mi sono messo in macchina e, dopo una folle corsa in autostrada, mi sono fermato ad Altavilla Milicia, dove, sempre più allergico ai preti di Enna, sono andato a messa al Santuario della Madonna della Milicia, incantato dalla terrazza prospiciente alla chiesa, dallo stipendo paesaggio del Golfo di Palermo, la cui ammirazione, rappresenta, con Monte Pellegrino che cade a picco sulla città, quindi su quel fantastico mare d’inverno nel cielo terso, illuminato da un tiepido sole quasi primaverile, un paesaggio fiabesco.
Dopo la messa sono entrato in un bar e ho bevuto un caffè rigorosamente amaro, accompagnato da un bicchiere d’acqua di fonte. Poi ho ripreso l’auto e ho proseguito per l’amara Palermo, città piena di contraddizioni: la terra che ha visto morire martiri, Impastato, Falcone, Borsellino e Puglisi, insieme a tanti innumerevoli altri…la città simbolo del riscatto siciliano con i magistrati tutti d’un pezzo che, purtroppo, oggi, non sono tanti e hanno l’archiviazione facile; ma anche la terra della corruzione, dei deputati regionali e nazionali che, legati a doppio filo alla mafia e alla massoneria, fra uno sniffo di coca e tanti bicchieri di alcool, si spacciano come salvatori di questa terra colma di fango e dove il fango stesso copre il meraviglioso mar Tirreno.
Eh si, “ma chi vita d’infernu nne sta bedda Palermu”; una città sporca di sangue e spazzatura; una città che langue, come langue questa terra di Sicilia, nelle mani di tanti, troppi, chiacchieroni…insomma, ho percorso tutto viale della regione fino ad arrivare al centro commerciale Conca D’Oro, dove volevo acquistare dei vestiti, dimenticando che fosse chiuso, a parte il supermercato.
Intanto, si sono fatte le due, ho mangiato un’arancina, come la chiamano i palermitani, e a 150 km orari, sono tornato, portandomi dietro il fardello di queste riflessioni, a casa, stanco ma soddisfatto di aver passato una mezza giornata a fare mente locale, in compagnia di me stesso.