di Josè Trovato

Leonforte. Ha parlato di semplici e “innocenti” saluti, mandati dal carcere a persone di sua conoscenza, dunque nulla di minaccioso nè alcun messaggio in codice per organizzare tentativi di avvicinamento a questo o quel personaggio del paese, per chiedere “favori” o somme di denaro a titolo di messa a posto. Lo ha fatto negando, così, ogni addebito, Alex Fiorenza “u stilista”, giovane leonfortese già condannato in passato per associazione mafiosa, arrestato mercoledì scorso assieme ad altre trentuno persone nell’operazione della Polizia di Stato Caput Silente, che ha nuovamente azzerato la cosca facente capo, sino a otto anni fa, al papà di Alex, Giovanni Fiorenza.
Dunque Alex, a differenza di molti altri, non si è avvalso della facoltà di non rispondere. In videoconferenza dal carcere di Trapani, dinanzi al gip di Caltanissetta Graziella Luparello – la cui ordinanza di custodia cautelare lo ha riportato in prigione pochi mesi dopo la scarcerazione – da indiscrezioni provenienti dal Palazzo avrebbe parlato per diversi minuti, respingendo ogni responsabilità in relazione alle gravi accuse di mafia e pizzo che gli sono contestate: gli inquirenti, in sostanza, ipotizzano che l’elenco dei “saluti”, in realtà, non fosse altro che la lista delle persone a cui imporre il pagamento del pizzo. Dichiarazioni, le sue, che ovviamente dovranno essere sottoposte al vaglio del giudice. Il suo legale, il penalista leonfortese Ones Benintende, non ha voluto rilasciare dichiarazioni nè commenti di alcun tipo, trincerandosi dietro la riservatezza dovuta ai suoi clienti e alla posizione difensiva, confermando esclusivamente che a breve presenterà ricorso al Tribunale del Riesame di Caltanissetta per chiedere l’annullamento dell’ordinanza e la scarcerazione del suo assistito. L’avvocato Benintende assiste pure Cocuzza, che, sempre secondo quanto trapelato, si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere. Questa mattina, in videoconferenza dal carcere di Melfi (Potenza), era in programma l’interrogatorio di Nicola Guiso, detto “Dario u lupu”, difeso anch’egli dall’avvocato Benintende.
Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere invece il fratello di Alex Fiorenza, Saimon, difeso dall’avvocato Michele Baldi; e Salvatore Mauceri, difeso anch’egli dall’avvocato Baldi. Saimon è detenuto al carcere di Siracusa, Mauceri a Caltagirone.
Bisognerà attendere qualche giorno per sapere cosa emergerà dagli interrogatori degli altri, così come dagli esami di Salvatore La Delia, ennese più volte condannato per mafia ed estorsione – storico fedelissimo del clan di Enna – difeso dall’avvocato Antonio Impellizzeri; dei leonfortesi Natale Cammarata, difeso dall’avvocato Vincenzo Franzone; Nunzio Ferragosto, difeso dall’avvocato Giuseppe Greco; Antonino Lo Grande, difeso dall’avvocato Damiana La Delfa; Salvatore “Salvone” Ilardi, difeso dall’avvocato Pierfrancesco Buttafuoco; Antonino Giunta, difeso dall’avvocato Nunzio Buscemi; e dell’ennese Fabio Severino, difeso dall’avvocato Patrizia Di Mattia.
Intanto è ancora forte in città il clamore per l’indagine antimafia condotta in un territorio che da anni ormai sembra al centro delle ambizioni e della strategia di penetrazione di un pericoloso clan in ascesa – nonostante svariate indagini della sezione di Pg del Commissariato di Polizia e della sezione Criminalità organizzata della Squadra Mobile, diretti dal commissario capo Alessio Puglisi e dal vicequestore aggiunto Antonino Ciavola, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto della Dda di Caltanissetta Roberto Condorelli, abbiano inferto durissimi colpi all’organizzazione mafiosa – e così, oltre ai complimenti e alle espressioni di gratitudine nei confronti degli investigatori, provenienti dall’associazione antiracket e da varie istituzioni, tra cui i sindaci di Leonforte, Nissoria e Assoro, Carmelo Barbera, Armando Glorioso e Antonio Licciardo, oggi è giunto il plauso del sindaco di Agira Maria Greco. “Rivolgo – scrive su Facebook – un plauso alla Squadra Mobile di Enna e al Commissariato di Leonforte per la brillante operazione Caput Silent conclusa a Leonforte, Enna e Catania che ha assicurato alla giustizia 30 persone indagate per reati di stampo mafioso finalizzati all’estorsione e al traffico di stupefacenti. La lotta alla mafia è la condizione dello sviluppo del nostro territorio. Grazie alla Polizia di Stato che lavora per battere le mafie!”.
Infine il primo cittadino di Leonforte, dal canto suo, ieri ha idealmente dedicato alla Polizia di Stato la festa della Liberazione del 25 aprile. “Nella nostra Leonforte – ha scritto Barbera sul social network, a margine della cerimonia svoltasi in città – la Libertà ha un volto: quello degli Agenti del Commissariato di P.S. di Leonforte, a cui va, in questa giornata, l’eterna gratitudine della Comunità per averci, ancora una volta, liberato dal cappio della criminalità organizzata di stampo mafioso. Grazie. Buon 25 aprile a tutti e soprattutto alle nostre Forze dell’Ordine”.