Sulle polemiche di questi giorni relative al cosiddetto “caso-Rugolo”, il sacerdote arrestato per violenza sessuale su minore dalla Squadra Mobile di Enna, e la questione legata alla posizione della Diocesi, riceviamo e pubblichiamo una nota dei legali di monsignor Rosario Gisana, vescovo di Piazza Armerina.
La replica legale della famiglia della giovane presunta vittima del caso di abuso che ha portato all’arresto del sacerdote Giuseppe Rugolo, avvocati Eleanna Parasiliti Molica, alla nota diffusa ieri dalla Diocesi di Piazza Armerina e contenente anche le nostre dichiarazioni tese a fare chiarezza sulla linearità della condotta del Vescovo Gisana, è frutto di un equivoco che rischia di ingenerare l’ennesima, pericolosa distorsione nella corretta ricostruzione della vicenda offerta tramite i media all’opinione pubblica.
Leggiamo con sorpresa che l’avvocato Parasiliti ci attribuisce ‘gravi inesattezze’ e si preoccupa di ‘smentire’ i passaggi che riguarderebbero il suo diretto coinvolgimento, quando in nessun caso abbiamo accennato alla sua condotta o alla sua persona, posto che il nostro unico cenno all’operato del legale della famiglia della persona offesa era, con assoluta chiarezza, riferito al periodo precedente l’avvio dell’indagine giudiziaria: esse sono quindi relative all’operato di un altro professionista, che all’epoca assisteva la famiglia, le cui dichiarazioni sono state riportate persino nel contesto di una trasmissione televisiva a diffusione nazionale, circostanza che anche l’avvocato Parasiliti dovrebbe conoscere. La presunta ‘provocazione’ di cui la stessa si ritiene destinataria è, dunque, del tutto inesistente.
Il contenuto della nota della Diocesi di Piazza Armerina, con le nostre dichiarazioni, è integralmente provato dal punto di vista documentale e orientato – necessità ora ancor più rilevante – unicamente a fare definitiva chiarezza su alcune gravi ed infondate affermazioni che hanno riguardato il ruolo del Vescovo Gisana, ribadendone l’assoluta trasparenza e l’inequivocabile impegno a difesa della stessa vittima.

Avvocati Maria Teresa Montalbano e Gabriele Cantaro