di Francesca Maria Germanà

Una scuola malata, quella portata dai Maneskin prima sul palco di Sanremo e ora sul palco internazionale dell’Eurovision song festival.
Una scuola che stenta a guardare il volto delle individualità celate dietro la categoria degli studenti, così come è stata costruita e condivisa da tutti.
Una scuola che non solo non riconosce i suoi talenti nascosti, ma spesso non modella il terreno, non lo predispone, non lo nutre per accogliere e far germogliare tutti i tipi di semi.
Una scuola che mira all’omologazione, piuttosto che all’esaltazione della differenza.
Così ci hanno pensato i Maneskin con il loro spirito da Sturm und Drang a mostrare la ribellione giovanile, a dire che si deve trasgredire l’ordine di stare “zitti e buoni” se si vuole affermare la propria indole, che per natura è diversa da quella degli altri. “Diversi come due gocce d’acqua”, recitava la Szimborska!
Loro l’hanno capito subito e hanno trasformato il loro pensiero in un brano musicale che compendia filosofi come Nietzsche e Wittgenstein, scrittori come Goethe e Wilde! Toll, straordinario è l’uomo di Nietzsche, l’uomo che delira, nel senso etimologico della parola, che va oltre il solco tracciato dalla massa, in una parola “è diverso da loro”.
Poi c’è la critica ai discorsi spesso inutili della gente “che non sa di che cosa parla” e che questa sì che dovrebbe tacere (Wittgenstein).
Invece il ragazzo pieno di sogni e di adrenalina in corpo deve essere messo nelle condizioni di osare /parlare per affermarsi come il Prometeo di Goethe!
E poi c’è il modo lapidario e incisivo scelto dai Maneskin, che ricorda gli aforismi di Wilde.
Come se i Maneskin da alunni con le ali tarpate invitassero la scuola a rinnovarsi, a lasciare maggiore libertà ai ragazzi, incitandoli a pensare con la propria testa, magari limitando la lettura delle interpretazioni dei testi da parte dei critici e indirizzandoli verso la lettura delle opere pure degli autori.
Una scuola con manuali rinnovati, più leggeri, che lascino maggior spazio alla creatività degli alunni. Perché dobbiamo farcene una ragione, i ragazzi sono creativi, straordinari e dobbiamo consentire loro anche di… delirare!