di Cetty D’Angelo

L’ultimo paradiso è un film del 2021 di Rocco Ricciardulli con protagonista Riccardo Scamarcio. Il film, tratto da un fatto di cronaca accaduto negli anni 50’ nel Lucano, è ambientato nella Puglia degli anni 50’. Ciccio Paradiso (Riccardo Scamarcio), contadino trentenne sposato con un figlio, è un sognatore, che mal sopporta la monotona e piatta vita contadina, fantasticando di lasciare il paesino di provenienza, come aveva fatto il gemello Antonio. Famoso sciupafemmine, Ciccio intraprende una relazione proibita con la figlia del proprietario terriero, cumpà Schettino, di cui appare realmente innamorato e con cui condivide la natura ribelle, sognando di scappare con lei. L’ anima eversiva di Ciccio e gli ideali di libertà ed uguaglianza mal si conciliano con la realtà in cui vive. Non tollerando più i soprusi di cumpà Schettino, Ciccio lo sfida, con la disapprovazione del padre e della famiglia, che invece avevano sempre accettato le sue condizioni passivamente. Schettino decide inizialmente di non punire Ciccio, ma le cose cambiano quando egli scopre la relazione con la figlia Bianca.
Il film si apre con delle belle scenografie sulla campagna pugliese, di cui vengono enfatizzati i colori caldi per rispecchiare i sentimenti dei due innamorati. I loro incontri clandestini avvengono spesso in mezzo alla natura, che rappresenta una cornice fuori dal tempo in cui i due protagonisti condividono i loro sogni ed ideali. La regia qui tratteggia bene l’atmosfera trasognata che si crea fra i protagonisti, il cui amore e le cui aspirazioni trascendono la realtà contadina. Purtroppo, la narrazione riporterà Ciccio e Bianca alla cruda realtà, squallidamente patriarcale e vessatoria.
La sceneggiatura, che nella prima parte del film ha sicuramente una sua originalità, anche nella costruzione del personaggio di Ciccio, anima sognante e ribelle in un mondo triste ed ingiusto, perde molto nella seconda parte, con il ritorno in paese del fratello Antonio (interpretato dallo stesso Scamarcio). L’impianto narrativo risulta più debole e la regia meno originale. I fatti non vengono più narrati in maniera approfondita, mentre la scena finale, volutamente ambigua, non lascia nulla allo spettatore, se non una punta di nostalgia per l’amore sfortunato tratteggiato all’inizio della narrazione.