di Cetty D’Angelo

Il processo ai Chicago 7 di Aaron Sorkin è un film del 2020, candidato a ben sei premi agli Oscar 2021 (Miglior film, Miglior attore non protagonista per Sacha Baron Cohen, Miglior sceneggiatura originale, Miglior fotografia, Miglior montaggio, Migliore canzone). Il film è inspirato al processo realmente avvenuto contro i cosiddetti Chicago Seven, attivisti contro la guerra del Vietnam, ingiustamente accusati di aver provocato premeditatamente lo scontro fra Guardia nazionale e militanti durante la convention del Partito Democratico del 1968 a Chicago. La pellicola si apre nell’agosto 1968, quando gli attivisti Abbie Hoffman, Jerry Rubin, Tom Heyden, Rennie Davis, David Dellinger, Lee teine, John Froines e Bobby Seale si preparano per manifestare alla convention del Partito Democratico. Lo spettatore viene condotto, con un salto temporale, a cinque mesi dopo, quando tutti e otto i manifestanti scoprono di essere stati accusati per incitamento alla rivolta. Ciò che spinge Jonh Mitchell, il procuratore generale, a tale accusa è uno scopo dichiaratamente politico, come afferma lui stesso, e il processo sarà un processo di facciata artefatto e deviato. La narrazione ricostruisce, attraverso continui flashback, ma non banalmente, gli eventi della giornata degli scontri a partire dalle testimonianze e dalle prove che emergono durante il processo. Il film, che trova i suoi punti di forza nella sceneggiatura e nel montaggio, è costruito di modo che lo spettatore diventi sempre più adirato ed infastidito con il procedere del processo. I personaggi e gli spettatori si sentono sempre più frustrati ed impotenti, mentre il ritmo del film incalza contemporaneamente all’intensificarsi della tensione. Il processo ai Chicago 7 è sicuramente un film ben realizzato, e la costruzione narrativa attraverso flashback risulta vincente. Sul versante recitazione spiccano Sacha Baron Cohen, che interpreta Abbie Hoffman e Eddie Redmayne, che interpreta Tom Heyden.