di Giovanni Vitale

Come il soprannome che si attacca ad una persona, fino a sostituirne il cognome per identificarla, così l’immagine della lupara e la coppola è, nel giro di poco tempo, diventata icona della Sicilia. A ben vedere, poi, è questione piuttosto recente, dovuta soprattutto all’immagine dei siciliani diffusa dalla cinematografia, specialmente hollyvoodiana, e dagli altri media nel volgere di qualche decennio.
Storicamente né la coppola e neppure la lupara sono originarie dell’isola mediterranea ma, semmai, dell’Inghilterra. Per quest’ultima si ha notizia certa nell’uso del copricapo, schiacciato con visiera, sin da tempi molto antichi. Mentre in Sicilia se ne trovano tracce solo sul finire dell’800 e i primi del ‘900. Prima di allora col termine “coppula”, anche nei dizionari isolani (Mortillaro) e nella letteratura, veniva indicato genericamente un copricapo dalla forgia non ben determinata ma sì da escludere la suddetta. Quanto al fucile, la celebre carabina a due canne affiancate, non c’è dubbio che se ne debba l’invenzione e la diffusione proprio dalla Gran Bretagna.
Non c’è da stupirsene più di tanto data l’intensa frequentazione che, più di prima, proprio intorno alla metà del XIX secolo spinse molti inglesi verso la Sicilia e per i quali i siciliani hanno sempre nutrito spiccata simpatia. In fondo ne condividono la storia che vuole entrambe le isole conquistate alla modernità, ed allo stato di nazione, dallo stesso popolo: quei normanni che dalla Britannia, dal nord della Francia, attraversarono il Canale della Manica così come i loro cugini, che giunti sempre da lì nell’Italia meridionale, varcarono lo Stretto di Messina.
D’altronde anche un’altra icona della sicilianità, il celebre cannolo di pasta dura riempito di ricotta, pare sia dovuto agli arabi che governarono per un paio di secoli la Sicilia. Però, in questo caso, intanto erano berberi che vi risiedevano stabilmente e probabilmente vi erano nati, per quel tempo siciliani dunque; poi si tratta di prelibata dolcezza, sì da poterne menar vanto, al contrario dell’amara e truce connotazione mafiosa di quelle altre, il cui disdoro è inutile stare a ricordare! Guarda caso c’è stato un Presidente della Regione Siciliana che, probabilmente preso da spirito goliardico, non molto tempo fa ha cercato di trasformare in ‘brand’, cioè vero e proprio marchio dell’Isola, la coppola ma è stato poi giudicato affine alla criminalità mafiosa, arrestato ed interdetto dai pubblici uffici.
E, curiosamente, la stessa mafia per quel che ne sappiamo non è originaria della Sicilia. Stando alla storia letteraria, si tratterebbe della “messa a punto” locale dell’associazione camorristica di stampo napoletano. Un ulteriore lascito, brutto e indecente, del governo dei Borbone, non certo dei Savoia, che trasformò il Regno di Sicilia in colonia di un altro, prendendosene anche il nome e raddoppiandolo in “due Sicilie”. E, cosa ancora più curiosa, ciò fu reso possibile proprio dal tradimento del tradizionale alleato della Sicilia, il Regno d’Inghilterra (UK), che anche grazie alle invitte truppe siciliane riuscì a sconfiggere Napoleone che, per parte sua, si guardò bene dall’invadere l’Isola, fermandosi sulle sponde calabresi, pur scavalcando il Mediterraneo e conquistando le terre al di là del mare, così come il resto d’Europa. E fu al Congresso per la Restaurazione post-napoleonica, a Vienna, che la Sicilia perse il suo status di regno autonomo plurisecolare per essere inglobato in quello napoletano. Autonomia che la Sicilia riconquisterà, almeno sulla carta, solo con la nascita della Repubblica Italiana.
Ecco, dunque, perché le immagini da cui siamo partiti sono false e distorcono l’identità storica e tradizionale della Sicilia, pur essendone diventate un soprannome che, peraltro, in siciliano vien detto ‘ncjuria, ingiuria appunto. infatti non sono state prodotte nella e dall’Isola, anche se come spesso accade nella cultura e la storia, il tutto si tiene e s’avvolge in sé.