Riportiamo con estremo piacere il pezzo dell’amico Salvo La Porta, pubblicato su https://www.nuovogiornalenazionale.com/index.php/italia/politica/2427-evviva-evviva-i-partiti-seri-di-una-volta.html
Evviva il glorioso Partito Comunista Italiano! evviva, evviva, evviva!
Non saremo moltissimi a ricordare il rito dell’ apertura e della chiusura dei comizi del P.C.I. Ma molti lo ricordiamo ancora e se facciamo, come si dice, mente locale riusciamo a riportarlo alla memoria quel rito e con esso l’atmosfera, il suono di bandiera rossa e dell’Internazionale, che usciva stridulo dagli altoparlanti Phonola che i capocellula avevano piazzato nei punti strategici, dopo avere sistemato sotto il podio un ingombrante scatolone di legno con lo stabilizzatore di corrente.
Il podio (ogni partito aveva il suo) era austero, addobbato con una pezza tra l’azzurro e il violaceo, su cui era stampigliata una colomba bianca sbiadita, che voleva accreditare il partito come quello della pace. Io restavo indignato di quella colomba, pensando che ci voleva davvero una bella faccia tosta a presentarsi come una forza politica progressista e pacifista.
Tanto mi indignavo da figurarmi, mentre armeggiavo con i miei camerati sotto il mio podio nero drapeggiato da un raso tricolore, tutte le possibili forme di boicottaggio. Ero indignato, ma affascinato. Mi piaceva quell’atmsfera di tenzone, dopo di loro avrebbero parlato i nostri. Certamente, gliele avrebbero cantate. Quando Giovannino Carosia cominciava a parlare, lo faceva vibrare quel podio; vibrava lui, vibrava la folla….vibravo io. Come mi sarebbe piaciuto parlare come lui, sapere entrare nella pelle della gente, riuscire a stordire gli avversari, come lui! L’incipit era sempre lo stesso, comune e obbligato per tutti gli oratori comunisti, “Compagni, lavoratori” ed anche la fine era sempre uguale, “evviva il glorioso Partito Comunista Italiano”.
Bisogna riconoscere che era un partito serio, in cui si discutevano le decisioni sino all’ esasperazione, per giungere in Consiglio Comunale uniti e compatti, le idee chiare e le decisioni già prese. Avevano la maggioranza assoluta! Per sfotterli, li chiamavamo quelli del partito glorioso; prevedevano tutto e avevano il pregio di fare diventare rito qualsiasi manifestazione esterna. A cominciare dalla collocazione della falce e martello nelle schede elettorali, che in tutte le circoscrizioni doveva essere in alto a sinistra, la prima.
Ma neppure noi, i fascisti, scherzavamo. Peppino Lombardo prima del Consiglio Comunale riuniva i consiglieri per esaminare e discutere l’ordine del giorno. Discutavamo, litigavamo anche a colpi di sedia e, infine, decidevavamo. In quanto ai riti missini, si potrebbero scrivere pagine e pagine.
Ma torniamo al partito glorioso; sino a qualche settimana fa, sembrava che se ne fossero perse le tracce. Persino quelli che l’opinione pubblica ritiene suoi eredi, faticano ad accettare quell’eredità, mostrando di infastidirsi considerandola quasi un fardello, un’ingombrante zavorra. Sino a quando, nel dibattito politico irrompe Marco Rizzo, che chiama le cose con il loro nome e cognome, riuscendo addirittura a riscuotere la simpatia di gente dichiaratamente di destra. Come me.
A dimostrazione che c’è sempre qualcosa in più che supera le barriere di partito, il buon senso. Prendendo spunto dalle elucubrazioni pseudo-socio-politiche di uno pseudocantante che si chiama Fedez, Rizzo traccia le linea guida di una forza di sinistra orgogliosa della sua identità e libera dall’assillo dei sondaggi.
Una sinistra che dimostra di pensare e di non avere paura di pensare, che guarda agli iscritti ed ai simpatizzanti con intransigente sicurezza, che non svende gli autentici valori popolari. Evviva questo partito comunista, lontano mille miglia dal mio pensiero culturale e politico, ma serio e coglionuto. Evviva questo partito comunista, se può servire a risveglare le coscienze degli uomini e delle donne di destra.
Una destra smarrita, senza partito, che non parla, che non si riunisce, che non discute, che litiga su tutto e si affanna strabica per la conquista di un punto percentuale nei sondaggi e che ha preso l’abitudine pessima di parlare alla pancia e non più all’intelligenza della gente. Evviva questo partito comunista, se ci farà capire che ci può essere, c’è una destra seria, rigorosa, dignitosa nel sapere proporre alla gente un comune cammino ideale lontano da quello cattocomunista e populista e non lo squallido tifo da stadio, a cui ahimè da tempo ci siamo abituati.
C’è una buona destra, come dice il mio amico Nicola Bono. Evviva, evviva, evviva, la gente che non rinuncia a pensare e preferisce tenersi le proprie idee, piuttosto che perdere il berretto dell’intelligenza in un uno squallido tifo da stadio. Evviva il glorioso partito comunista italiano! Evviva la buona destra, quella vera, quella che pensa, non lucra e non tifa!
Salvo La Porta
Pubblicato sul Nuovo Giovanile Nazionale