di Cetty D’Angelo

Come è noto, l’Italia è al primo posto in Europa per evasione fiscale, con circa 110 miliardi di evasione annui, anche se altre fonti attendibili stimano una cifra più alta, intorno ai 180 miliardi di euro. Si tratta in ogni caso di una cifra altissima, che, molto banalmente, influisce sull’economia collettiva, innalzando la disoccupazione e diminuendo in numero e qualità i servizi pubblici, da molti cittadini ritenuti, giustamente, insufficienti allo stato attuale. Non essendosi mai fatto promotore di una politica seria contro l’evasione fiscale, lo Stato italiano ha tentato di compensare l’assenza dei fondi, dovuti all’evasione, aumentando il carico fiscale, che ricade sui cittadini che non possono sottrarsi al pagamento delle imposte (dipendenti statali e pensionati), mentre gli evasori continuano ad sfuggire alla tassazione in tutta tranquillità impunemente.
Secondo alcune ricerche, ciò che spinge un soggetto all’evasione è la percezione che il proprio sforzo non venga restituito attraverso i servizi pubblici, che gli sembrano insufficienti, e il fatto che la maggior parte dei soggetti si sottrae alla tassazione porta a pensare che il proprio sacrificio sia inutile. Tutto ciò porta ad un circolo vizioso, che ha ormai trasformato l’evasione in una piaga culturale radicata, ormai accettata e tollerata praticamente da tutti. La pandemia da Covid-19 ha costretto molte attività alla chiusura per un periodo di tempo importante ed è evidente che il Governo non è stato in grado di sostenere le attività in modo sufficiente. Ciò, però, ha la propria causa anche nell’evasione fiscale di massa, che ha indebolito l’economia negli ultimi decenni.
Dunque, questa esperienza dovrebbe portarci a fare un grossissimo mea culpa collettivo e a riflettere sui danni che tale atteggiamento di indifferenza ed egoismo ha provocato e provoca alla società. Ogni qual volta viene fornito uno scontrino di importo inferiore a quello realmente guadagnato o ogni qual volta un professionista non trasmette nessuna ricevuta o peggio ancora “minaccia” il cliente, concedendogli la fattura a patto di un aumento dell’importo da pagare (esperienza sicuramente comune a molti), questi sta volontariamente e consapevolmente provocando un gravissimo danno alla collettività presente e a quella futura (che comprenderà i figli di tutti), indebolendo lo Stato e i servizi, e rendendo inoltre debole il sistema di supporto economico statale in situazioni di emergenza, come quella che si è appena verificata. Tutto ciò non solo è illegale, ma è anche immorale e, soprattutto adesso, non può più essere sottaciuto ne tollerato. Sarebbe ora che ognuno prenda consapevolezza delle conseguenze delle proprie azioni e si senta quantomeno in torto.