di Antonio Ortoleva 
Salvatore Presti era un intellettuale di quel cenacolo ennese che ha esternato amore sincero verso la propria città ricostruendo, anche con orgoglio, un passato con la consapevolezza di trovare nei millenni una sintesi tra mito e storia. Da Demetra a Colajanni, passando per i Chiaramonte, è lungo il percorso di ricerca di chi, come Presti, ha tentato di disegnare, attraverso il passato, l’identità odierna, oggi un po’ sbiadita rispetto ai fasti di un tempo. Per anni è stato collaboratore culturale delle pagine ennesi del Giornale di Sicilia, deliziando i lettori con rimandi, spigolature, visioni nel passato remoto, profili antropologici che riconducono alle tipologie umane e architettoniche odierne.
Quattro anni fa presentammo insieme, in una Sala Cerere stracolma, la sua ricerca sul Palazzo Chiaramonte, sezionato nei secoli in fette architettoniche di pregio, come la chiesa, le sale Proserpina e Cerere e altro. Dal carattere soave, gentile e gentiluomo d’altri tempi, non lo sentimmo mai pronunciare una parola negativa su alcuno. Anche il suo stile di scrittura era “antico”, fuori dal tempo, permeato dal quel carattere cortese e benevolo che già ci manca. Riposa in pace Salvatore, nel viale degli uomini giusti
(pubblicato sul profilo Facebook di Salvatore Presti)