di Cetty D’Angelo

Si è tenuta a Roma il 29 e il 30 luglio scorsi la prima ministeriale della Cultura nella storia del G20, che ha portato alla Dichiarazione di Roma, approvata unanimemente dai ministri alla Cultura delle maggiori potenze mondiali. Durante la cerimonia di apertura del G20 al Colosseo il ministro alla Cultura Dario Franceschini ha detto: “La pandemia ci ha anche fatto capire quanto la cultura sia la linfa delle nostre vite. Per questo ora sappiamo che sarà la cultura la chiave della ripartenza, il motore di una crescita innovativa, sostenibile ed equilibrata”. Nel suo intervento il premier Mario Draghi si è cosi espresso: “Il sostegno alla cultura è cruciale per la ripartenza del Paese”.
Il premier si è detto: “molto orgoglioso che questo debutto avvenga in Italia. Storia e bellezza sono parti integranti dell’essere italiani. Quando il mondo ci guarda, vede prima di tutto arte, musica e letteratura. Voglio quindi ringraziare chi lavora nei nostri teatri, nelle nostre biblioteche e nei nostri musei. Perché la riscoperta del passato è condizione necessaria per la creazione del futuro” e in riferimento ai 58 siti italiani patrimonio dell’Unesco ha aggiunto: “Qualche giorno fa, scherzando con il ministro Franceschini, ho detto che sarebbe da considerare l’intero Paese come sito Unesco”.
La dichiarazione di Roma, un patto in 32 punti, introduce la Cultura stabilmente nei lavori del G20 e ne riconosce il valore economico. Con la dichiarazione si prende l’impegno a sviluppare la Cultura nazionale in collegamento con l’UNESCO, a limitare l’impatto dei cambiamenti climatici, a favorire la formazione e la digitalizzazione. “Finalmente si riconosce che investire in cultura significa investire anche in crescita economica sostenibile e creazione di posti di lavoro”, ha affermato Franceschini.