di Mario Antonio Pagaria

C’è chi va in Africa o in India per scrivere un libro. Io che sono un poveraccio, sono a Roma, stanco morto e seduto al tavolo di un infimo bar, davanti alla stazione Termini. Sono in attesa del cameriere, che non arriva, quindi nessuno mi caccerà via, almeno per adesso, se non chiederò la consumazione. D’altra parte,  sono pieno, avendo mangiato una quattro formaggi (Laura Senaccioli ma a Roma, nella quattro formaggi, che era buonissima e bevuto una birretta alla spina, altrettanto buona).
Sto aspettando il treno che parte alle 21,50, ma ecco, è arrivato il cameriere; è un indiano. Ma da queste parti i camerieri , da qualche tempo,  sono tutti extracomunitari? Che dire? Sarà che saranno più volenterosi di noi italiani, che credo proprio non abbiamo più voglia di lavorare… mentre elucubro questi miei estemporanei pensieri, noto al tavolo accanto al mio, cinque simpatici uomini di colore. Sono ben vestiti, quindi, ritengo, anche ben integrati. Non ci sono alcolici sul tavolo; solo una bottiglia di acqua minerale gelata e del caffè. Sono tranquilli, facce bonarie. Staranno socializzando dopo una giornata di lavoro.
Questi sarebbero i “negri” pericolosi che quel vuoto spaccone e i suoi seguaci, vorrebbero cacciar via dall’Italia? E già, perché ieri, lo spaccone citofonante ha lanciato al governo un ultimatum sugli immigrati. E magari lo avrà fatto, agitando la corona del Rosario e innalzando un crocifisso, come fece prima di lui , il suo umile predecessore, nel deserto, quando innalzò un serpente e tutti coloro che ad esso alzavano lo sguardo, si salvavano. Chi volete che sia Mosé, il salvatore d’Israele, davanti a lui, grande fanfarone, con milioni di altri fanfaroni che gli vanno dietro? Mannaggia, ancora un’ora e mezza ad aspettare. Dentro la stazione Termini c’era un gran caldo, mentre qui fuori, giungono dei refoli di un venticello ristoratore. Non che faccia fresco, comunque si sta bene. Nel frattempo gli “spacciatori negri” sono andati via.
Chissà perché, sono ben vestito, ma nessuno mi sta infastidendo. Non sarà che il vero pericolo stia fra i romanacci di Primavalle anziché fra i “negracci” o i “marocchini” che mangiano Kebab qui, tra Termini e Repubblica? Intanto passa un tram gremito di gente in mascherina, mentre un italiano mi chiede: “Che c’avresti na sigaretta, per favore?” Ecco, non era un “marocchino “ ma un italiano, chissà, forse fruitore del Reddito di cittadinanza. Gli rispondo seccamente no con un cenno del capo che tradotto in soldoni è un cordiale vaffanculo. Ora arriva un altro “delinquente” dalla pelle scura che mi propone di acquistare prodotti elettronici (credo siano dei caricabatterie). E ti pareva: un altro da cacciar via. Si tratta di un onestuomo  che, probabilmente, incravattato , da qualcuno della Suburbia, gli deve consegnare la percentuale. Ma per carità, sti “negracci”. Prima gli italiani! Magari quegli stessi italiani che infieriscono sulle donne, uccidendole e se, una su mille, viene uccisa da un extracomunitario, il buffone si mette a fare video su Facebook, agitando il cappio, o mascherato da crocifisso. Ecco, un altro tram… mentre penso a questi miei fratelli che ce l’hanno fatta a sbarcare da quelle zattere, e ora attraversano marosi più pericolosi di quelli del mar Mediterraneo.
Quelli della vita e dell’integrazione mentre i flutti di dolore li affogano facendo loro pensare a come affrontare un’altra giornata, domani. Una signora sta adesso, su un bidone della spazzatura, sfregando, avidamente, un gratta e vinci. È italiana e il gratta e vinci è da venti euro. Non vedo nessuno “sporco negro” sfregare gratta e vinci. “Halal Indian Restaurant “ Accidenti, sono vecchio, quand’ero militare qui, non c’erano i ristoranti indiani ma solo qualche sporadico locale cinese, meta di ricchi. Devo proprio andare in questo locale, ma ora non ho appetito , ho appena mangiato una mini pizza. Azz… viene un ragazzo che cerca di vendermi qualcosa. Questa la devo proprio raccontare: gli chiedo da dove venga e mi risponde, Bangladesh. Gli dico che non mi serve nulla e cerco di regalargli un euro. Me lo rifiuta! Questa si che è dignità! Mi sento piccolo piccolo, nella mia opulenza (che presto finirà perché i soldi di papà si assottigliano e non riesco a trovare lavoro). Ancora un’ora e dieci prima che giunga , per dirla con Guccini, il mio “treno di lusso, lontana destinazione”. E chissà se nel frattempo, qualcuno, non stia meditando di lanciargli una “locomotiva “ incontro.
Ma il ‘68 e il ‘77 sono solo un ricordo, cari compagni. Ora impazzano le canzoni di Mahmood, che forse avrà anche ragione ma a me non piace. Un altro “negro” getta, civilmente, dopo aver bevuto un caffè, il bicchiere vuoto, in un cestino. E questi sarebbero i selvaggi? Ma che sporco questo tavolino! Gli italiani non l’hanno igienizzato. Un altro uomo di colore a bordo di una bici, con uno di quegli strani contenitori. É azzurro, di plastica? Di forma cubica con delle cerniere ai bordi; capisco che si tratta di un “Rider”. Ah sti marocchini che l’ingegnere perbene non sopporta… ma dai che tra pochi giorni inizia il campionato e noi…  penseremo all’Inter e alla Juve. Io sono romanista , eterno perdente inseguendo uno scudetto nel campionato della mia vita. Uno scudetto che non arriva mai, come quello della Roma, sempre al centro della classifica. Mannaggia!