di Cetty D’Angelo
“Una donna promettente”, film del 2020 diretto da Emerald Fennell e vincitore del premio per la Migliore sceneggiatura originale agli Oscar 2021, narra la storia di Cassandra Thomas (Carey Mulligan), chiamata Cassie, giovane e bella donna di 30 anni, che vive ancora con i genitori e lavora come barista. Cassie, intelligente ed ingegnosa, era una studentessa di Medicina promettente, ma un tragico evento, risalente agli anni del college, la costrinse ad abbandonare gli studi. L’evento traumatico che cambiò per sempre la vita e la mente di Cassie fu lo stupro subìto dalla migliore amica Nina, della quale Cassie si prese cura dopo le violenze, rinunciando ai propri progetti. La ragazza non fu creduta e il caso venne insabbiato, portando Nina al suicidio.
Da quel momento in poi Cassie vota la propria vita ad un bizzarro ma originale e coraggioso progetto: una volta a settimana si reca in un locale e finge di essere cosi ubriaca da non reggersi in piedi, di modo da attirare l’attenzione degli uomini presenti. “Ogni settimana vado in un locale e fingo di essere talmente ubriaca da non stare in piedi e ogni settimana mi si avvicina un bravo ragazzo per vedere se sto bene..”, dice la stessa protagonista. Cassie vuole dimostrare che ogni uomo che la soccorre desidera possederla contro la propria volontà, sfruttando lo stato di scarsa lucidità, che non le permetterebbe di esprimere un consenso esplicito. La protagonista, con questo esperimento, suggerisce allo spettatore come la nostra società abbia prodotto una “normalizzazione” dello stupro nella mentalità collettiva, che conduce spesso sia uomini che donne a giustificare l’uomo autore di stupro e a colpevolizzare la vittima. La cultura dello stupro è l’elemento cardine attorno cui ruota la narrazione filmica, unica vera causa della morte di Nina e della sofferenza di Cassie.
La vendetta di Cassie si scaglierà contro coloro che in passato non credettero alle parole di Nina e permisero al suo stupratore di restare impunito. La sua vendetta, però, sia nei confronti degli uomini conosciuti nei locali, sia dei personaggi che non aiutarono Nina dopo lo stupro, nasconde un approccio potremmo dire “rieducativo”, tendente a far prendere coscienza all’interlocutore dei propri errori e della propria mentalità misogina, puntando a mutarla. Da questo punto di vista Cassie, potrebbe essere definita una eroina femminista, che tenta di cambiare concretamente una mentalità ingiusta da cui si sente schiacciata, mettendo a repentaglio la propria stessa incolumità. L’incontro con l’ex collega del college Ryan, sembrerà far emergere Cassie da tale spirale di dolore, ma il finale inaspettato rappresenta forse la riaffermazione e il trionfo del potere maschile.
Il soggetto del film trova la propria originalità nella battaglia femminista di Cassie, la quale in modo creativo ma schietto mostra agli altri personaggi, e dunque allo spettatore, la discriminazione che si cela dietro i modelli e le consuetudini culturalmente accettati. Il premio per la Migliore sceneggiatura ha probabilmente la propria ragion d’essere nell’articolazione della trama e nella rilevanza sociale delle tematiche sviluppate, oltre che nel personaggio fortissimo di Cassie. Nonostante la buona idea di base il film, però, non sembra dosare troppo bene i diversi generi in cui dovrebbe articolarsi, cioè il tragico, il revenge e la black comedy, che non emergono mai in modo abbastanza incisivo, né risultano ben amalgamati. Insomma, a “Una donna promettente” riconosciamo una originalissima idea di fondo ed una trama audace con una protagonista realmente tosta, ma non un altissimo livello di sviluppo tecnico. Molto buona, ma non eccellente, la recitazione della Mulligan.