di Lucio Sergio Catilina

Chi ha cambiato il suo stato di vita, ha il notevole benefizio di non essere soggetto ad alcuna limitazione di tempo e di spazio.
Per cui, vi prego soltanto di immaginare come e quanto io abbia e sappia trarre profitto di questa mia nuova dimensione, per leggere, ascoltare e riascoltare tutto quello che è stato detto e, ancora oggi, si dice sul mio conto. Lo faccio (ma che ve lo dico a fare?) con un certo compiacimento e una buona dose di civetteria.
Sono stato sempre attratto dalle cose della politica e mi è sempre piaciuto guardare, attraversando i secoli, al comportamento sociale e civile degli uomini. Ci sono, addirittura, stati tempi, in cui non ho resistito e…sono diventato rivoluzionario, carbonaro, massone.
Sono stato e sono ambizioso; ma, in tutta sincerità, ditemi chi non lo sia e se pensate che alcun traguardo possa essere stato mai raggiunto senza ambìre a legare il proprio nome ad un quid di grande.
Ripeto, sono civettuolo e mi è sempre piaciuto usare unguenti, “coprirmi con stoffe fini e ricamate e radermi ogni giorno; mi piace anche farmela modellare la barba”, e allora?
Amo stare con i giovani, perchè sono giovane io stesso, amo la gioia, il ballo, la vita…le donne. Qualcuno di voi ci vede qualcosa di male?
Ho il culto dell’amicizia, non sono geloso delle mie amicizie; anzi, desidero che i miei amici siano amici tra di loro. La mia casa è sempre stata aperta a tutti e tutti, qualora ne abbiano bisogno, possono attingere dal mio portafoglio.
Ho sempre odiato il dispotismo, la sopraffazione, l’iposcrisia, la codardia…il tradimento; io stesso sono stato vittima del tradimento di Antonio, che ritenevo un amico e dell’ ipocrisia di quel tale Giulio Cesare che qualcuno, ancora ai vostri tempi, continua a considerare una buona persona.
Pensavo e penso che il popolo debba determinare le scelte, che riguardano la vita dello Stato in tutta libertà; sciolto dai lacci della corruzione e della concussione, disinvoltamente e spudoratamente esercitate dagli “optimates” di ogni tempo, che ricorrono ad ogni subdolo artifizio, pur di mantenere il potere che, senza ritegno presentano agli allocchi come proveniente da Dio.
Ci ho rimesso la pelle, per liberare le istituzioni romane dalla scelleratezza di chi si dava alla politica “ soltanto per bottino, soltanto per denari”, condannando alla prostrazione morale ed economica i più deboli, i più indifesi, i più umili.
Ho giurato, per difendere il sacro, che altri hanno scelleratamente profanato; si, ho giurato per me e “cum aliis” (alcuni mi hanno tradito, altri sono morti con me)….ho congiurato, ma non ho complottato, per danneggiare qualcuno. Mai.
Nell’amicizia e nell’ amore mi sono fidato sempre, forse troppo. Tuttora, quando decido di tornare un po’ tra voi, persevero nel mio errore e dimentico che i rapporti interpersonali possono essere vissuti in tre maniere diverse, darsi, donarsi, abbandonarsi.
Ci si dà a qualcuno allo stesso modo, in cui ci si dedica a qualcosa ( alla pittura, al canto, alla poesia) quasi distrattamente e in maniera discontinua; ci si dona, quando offriamo all’altro la quintessenza dell’anima nostra, sempre vigili e coscienti del dono che stiamo facendo e sicuri che quello apprezzi; ci si abbandona, quando si rinunzia ad essere se stessi, si perde ogni barlume di dignità, ci si annichilisce e ci si lascia governare dalla volontà di un altro che, inevitabilmente, ci considera come una cosa abbandonata , di nessun valore e che come tale può essere da lui abbandonata e reietta a piacimento.
Ecco, amici miei carissimi, di queste mie esperienze io voglio farvi dono; grazie, per avermi permesso di stare in vostra compagnia.