di Cetty D’Angelo
Riguardo il dibattito sulla legittimità dell’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche, la Corte di Cassazione si è espressa con una sentenza che dichiara che bisogna trovare in ogni Istituto un “accomodamento ragionevole” nella “ricerca, insieme, di una soluzione mite, intermedia, capace di soddisfare le diverse posizioni”, che includa la possibilità di affiancare altri simboli religiosi al crocifisso, qualora richiesto. Le sezioni unite civili della Corte di Cassazione hanno motivato la sentenza facendo riferimento ai principi costituzionali di uguaglianza, libertà di religione e laicità dello Stato. Non avendo il Parlamento votato nessuna legge in merito, l’esposizione del crocifisso è prevista da un decreto regio del 1924, ma non rappresenta più un obbligo, dal momento che sarebbe incostituzionale imporne la presenza.
Nonostante non ci sia un obbligo, però, il crocifisso può legittimante essere esposto qualora: “La comunità scolastica valuti e decida in autonomia di esporlo, nel rispetto e nella salvaguardia delle convinzioni di tutti, affiancando al crocifisso, in caso di richiesta, gli altri simboli delle fedi religiose presenti all’interno della stessa comunità scolastica e ricercando un ‘ragionevole accomodamento’ che consente di favorire la convivenza delle pluralità”. Mons Stefano Russo, segretario generale della Cei ha così commentato la sentenza: “I giudici della Suprema Corte confermano che il crocifisso nelle aule scolastiche non crea divisioni o contrapposizioni, ma è espressione di un sentire comune radicato nel nostro Paese e simbolo di una tradizione culturale millenaria. È innegabile che quell’uomo sofferente sulla croce non possa che essere simbolo di dialogo”.