di Josè Trovato

Leonforte. Tutto da rifare in appello al processo a carico di quattro dei sei imputati dell’inchiesta “Anno del Gallo”, dal titolo dell’operazione condotta dalla sezione antidroga della Squadra Mobile di Enna e dal Commissariato di Leonforte, che ha svelato i traffici di cocaina e marijuana provenienti da Catania e coordinati in paese, nel 2016, dal leonfortese Enrico Pizzuto, 46 anni. La Corte di Cassazione ha annullato, ordinando un processo bis in appello, limitatamente all’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, per lo stesso Pizzuto, che aveva preso a Caltanissetta una condanna a 5 anni 4 mesi, in continuazione con la pena inflitta a suo carico per un arresto per spaccio (o meglio, tecnicamente, quella pena è stata dichiarata “in essa compresa”); per il trentatreenne Corrado Conti, che aveva preso 3 anni 10 mesi e anche per lui la sentenza comprendeva la pena inflitta a suo carico per un arresto per droga; per il trentunenne Giuseppe Bannò, che aveva preso 2 anni. Sentenza annullata con rinvio inoltre per una giovane leonfortese. Per quest’ultima, che è incensurata ed era imputata solo per un’accusa minore di spaccio, la Suprema Corte ha disposto il rinvio in appello della sentenza che la condannava a 1 anno 4 mesi perché si proceda, dinanzi a un’altra sezione della Corte nissena, alla concessione della sospensione condizionale della pena. I quattro imputati sono difesi dall’avvocato Giuseppe Greco, il solo Conti dagli avvocati Greco e Luigi Tosetto.
Intanto Corrado Conti, su istanza dell’avvocato Greco, è anche tornato in libertà, lui che ha trascorso ai domiciliari all’incirca tre anni. Lo ha deciso la Corte d’appello, tenuto conto che la pena, scrivono i giudici della prima sezione penale, presieduta da Pasqua Seminara, dovrà essere rideterminata “in melius”.
Passano in giudicato infine le condanne (solo per spaccio) a 1 anno 4 mesi di reclusione inflitti ai leonfortesi Angelo Salpetro e Domenico Trovato.
A tutti gli imputati e per tutte le accuse, va evidenziato, già in appello è stata concessa l’attenuante della “minore gravità” dei reati.
L’inchiesta, come detto, è stata condotta dalla polizia, sotto il coordinamento della Dda di Caltanissetta, e ha consentito di accertare l’esistenza di una rete di spacciatori di marijuana e cocaina, a Leonforte e Catania. L’indagine ha tratto origine da quanto emerso in un’inchiesta precedente, da cui si è appreso che uno degli imputati si riforniva di frequente a Catania da noti spacciatori, già indagati in quell’inchiesta. Pizzuto, avvalendosi della collaborazione di alcuni spacciatori locali, sarebbe riuscito a rifornirsi e immettere la droga sul mercato. L’indagine, grazie a intercettazioni telefoniche e ambientali, supportate anche da classici metodi investigativi, appostamenti e pedinamenti, ha consentito di dimostrare il ruolo di Pizzuto, anche se a questo punto bisognerà attendere le motivazioni della Cassazione per comprendere esattamente se l’annullamento comporti che l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga sia effettivamente stata, per usare un termine giuridico, “cassata”, o se piuttosto, limitatamente a questa ipotesi di reato (contestata solo a lui, Conti e Bannò) ai giudici di secondo grado non verranno indicati altri rilievi, che saranno da fondamento per il nuovo giudizio di appello. Secondo l’accusa, Conti e Bannò avrebbero fatto parte della presunta rete di spacciatori e si sarebbero occupati soprattutto del confezionamento e dello spaccio. Uno dei fornitori di droga, a Catania, sarebbe già stato coinvolto nell’inchiesta antidroga del Commissariato di Leonforte “Nickname”.
Nessuna dichiarazioni da parte dei legali degli imputati, solo fonti vicine all’avvocato Greco esprimono soddisfazione in relazione all’accoglimento del ricorso che ha portato all’annullamento della sentenza per i suoi assistiti; nonchè per la liberazione di Conti.