Pubblichiamo questa testimonianza dall’hub vaccinale di Enna, che racconta la difficile situazione di chi è in coda per sottoporsi al vaccino o alla terza dose. Parla il collega giornalista Mario Antonio Pagaria.

Giungo all’hub vaccinale dell’ Umberto I intorno alle 9. Trovo una ressa di circa trecento persone, confuse, ammassate, disordinate, senza che siano regolamentate da alcun tipo di personale. Molti di loro esibiscono un barcode con una prenotazione, ma la guardia giurata dice che  questa non ha alcun valore poiché si procede alla vaccinazione in ordine di arrivo. Scoppiano I malumori; ovviamente i prenotati si lamentano prendendosela con la povera guardia che è lí per mantenere l’ordine e non può dare informazioni, innanzitutto perché non dispone di cotanta conoscenza, in secondo luogo perché non sono di sua competenza. Nei giorni scorsi il consigliere comunale Marco Greco aveva denunciato l’assoluta inadeguatezza del servizio vaccinale dell’ Umberto I . Ebbene, questa mattina io la sto toccando con mano. Adesso pare se ne siano resi conto è da domani 5 gennaio il servizio vaccinale lavorerà soltanto su prenotazione. Intanto noi , gregge di utenti, costretti, al freddo di gennaio ad attendere ore ed ore che giunga il nostro turno, auto regolamentati  civilmente, poiché, l’amministrazione dell’Asp non si preoccupa di incaricare del personale a regolamentare gli ingressi, all’hub. E mi sono improvvisato redattore di un elenco degli aspiranti alla tanta agognata terza dose di vaccino. Chissà, forse l’unico torto che abbiamo, noi poveracci di utenti, è quello che vogliamo osservare le regole per evitare di contagiare le persone più fragili, soprattutto gli anziani.

Auspichiamo che da domani la situazione che, ad oggi versa nel più totale caos, possa normalizzarsi. E ricordiamo che non si lascia la gente per ore al freddo, ad attendere un turno che non arriva mai. Ah dimenticavo: sono le 13 è ancora non sono stato vaccinato. Se tutto va bene dovrei farcela per le 15. Ho trecento testimoni in merito a quanto scrivo.

Mario Antonio Pagaria