PALERMO (ITALPRESS) – Presentato al Tar il maxi ricorso contro l’annullamento del concorso indetto da Arpa Sicilia. La Fials tramite l’avvocato Francesco Russo Bavisotto ha chiesto, assieme a 82 concorrenti, di revocare il provvedimento con il quale era stata annullata la procedura per reclutare 57 dipendenti indispensabili, a dire dell’Azienda, per garantire le attività istituzionali di Arpa. Una selezione che aveva visto la partecipazione di circa 14 mila persone in cerca di un posto di lavoro dopo anni di pandemia. I ricorrenti fanno istanza di sospensione cautelare ritenendo “sussistente il fumus boni juris del ricorso e il pericolo di pregiudizio irreparabile, sia sotto il profilo del rischio di perdita definitiva della possibilità di assunzione concretizzatasi per i ricorrenti, che sotto il profilo della persistente lesione dell’interesse pubblico all’espletamento del concorso”. L’annullamento – spiega Enzo Munafò, segretario provinciale della Fials – rappresenta un grave danno per l’Arpa e i suoi dipendenti, che da tempo si trovano in gravi difficoltà organizzative e nella impossibilità di garantire servizi essenziali indispensabili alla tutela e al controllo dell’ambiente”. “E’ inconcepibile quanto avvenuto, l’amministrazione non è in grado di portare avanti una procedura di selezione concorsuale, creando con la revoca un doppio danno, in primis ai dipendenti che attendono ancora rinforzi e che oltre al lavoro straordinario, vengono chiamati ad effettuare “progetti obiettivo mirati”, per garantire “servizi essenziali istituzionali”, e in secundum negando ai tantissimi candidati una possibilità di trovare occupazione”. L’azienda, per giustificare il provvedimento di annullamento, aveva sostenuto che dalla preselezione bisognava esonerare i dipendenti interni, ritenendoli già ammessi al concorso. Secondo la Fials però “il provvedimento di annullamento appare illegittimo e contrario ai principi dell’interesse pubblico, alla copertura dei posti vacanti”. Nel caso di revoca anche parziale del concorso, i ricorrenti chiedono di “condannare l’Arpa Sicilia al risarcimento del danno loro subito e indennizzo nei confronti dei candidati ricorrenti “revocati” o non ammessi, per le spese ed i disagi vanamente subiti e per la lesione dell’aspettativa che gli stessi avevano posto sul concorso, attesa la colpevole alternanza di provvedimenti contrastanti emessi dall’amministrazione durante la procedura, che ne hanno determinato il fallimento”. No comment da parte del direttore generale di Arpa Sicilia Vincenzo infantino che – interpellato telefonicamente dall’Italpress – ha preferito non rilasciare alcuna dichiarazione.
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