I capelli bianchi si camuffano  con le meche bionde. Così ci accoglie Daniela Accurso, giornalista professionista, accreditata nel mondo dell’informazione siciliana, passando per tutte le testate giornalistiche più seguite da free lance. Il suo lavoro però, quello istituzionalizzato, è stato quello di dirigere l’ufficio stampa della Provincia di Enna, per anni. “Erano gli anni d’oro della politica dove tutto età un gran fermento: rapporti, esperienze, scambi culturali, riunioni, eventi. Che dire? Ho lavorato, divertendomi. Senza orari e senza sosta”. Un bilancio positivo? Assolutamente si. Sono stata molto fortunata. ho fatto cose a cui penso di tanto in tanto  e mi sembrano impossibili. Ho conosciuto personaggi veramente inaccessibili. E tutto questo grazie alla mia professione  che mi ha portato anche dappertutto. Con la Provincia come si è lasciata? “In verità mi aspettavo qualcosa. Non dico un plauso, ma uno scritto, un cartoncino. Nulla. Va bene lo stesso. Il commissario non lo conosco neanche. Certo chi ancora lavora lì lo avrebbe potuto far sapere. Alla fine la Provincia mi ha tolto quello che meritatamente mi ero guadagnata. Tutto. Come ha reagito? Fuggendo. E ho chiuso la mia carriera in un lungo di bellezza sublime, a palazzo Reale. Per fortunata risorgo sempre. Progetti? Di lavoro? No. Basta. Largo ai giovani. Mi dedicherò alla scrittura, ai viaggi e all’ozio creativo. A proposito di scrittura come va il suo libro Una storia capovolta? Recensito da Pupi Avati? Su internet vende, sono pure arrivati i proventi, che emozione. Emozioni.. Se ne ricorda una.. In 42 anni di lavoro ne ho passati momenti davvero  commoventi. Soprattutto dal punto di vista emotivo. Ho conosciuto i grandi della politica, i big della musica leggera, i nomi del giornalismo e della letteratura. Da Enna, un cocuzzolo di  montagna riuscivamo a scuotere il mondo. Ci ricordi qualcosa da immortalare. Gli esordi quando chiesi  di essere sotto la guida di un grande per imparare  a scrivere, attraverso una conoscenza in comune .Mai mi sarei aspettata che quel personaggio avrebbe acconsentito. Un pomeriggio mi squillò il telefono e si presentò: sono Enzo Biagi. Da allora ogni articolo veniva supervisionato. Ma il suo garbo, la sua umiltà mi lasciavano stordita. Ho imparato da lui  tutto. Mi correggeva lo stile quanto piuttosto il pensiero. E i miei  pezzi pubblicati sottendevano tutti la sua approvazione. Per me è stato un grande orgoglio. C’è qualcosa che vuole dire e non ha mai detto? Quanti sassolini avrei. No, preferisco guardare oltre. Tutte le persone che godevano dei  miei disastri sanno che io sono qui, che non sono amareggiata e che spero di stare ancora meglio, da pensionata. Non sono in riusciti a fiaccarmi!