di Nunzia Villella

Psicologo e Psicoterapeuta

Il luogo comune è pensare e affermare che le donne si “festeggino ogni giorno”. Non è così semplicemente perché non accade.

La Giornata Internazionale dei diritti della donna che ricorre l’8 marzo, è un giorno simbolico che trova senso nelle disparità di genere che ancora oggi condizionano la quotidianità, macchiate da pregiudizi che aleggiano in modo tanto subdolo da creare un velo invisibile. Ci professiamo ” libere ” ma siamo intrappolate in un immaginario standardizzato che ci rende schiave di un sistema che non sa riconoscere la nostra naturale bellezza, il nostro talento ,il semplice fatto di essere uguali. L’ossessione per il corpo, ad esempio, porta le donne a spendere moltissimo tempo ed energie (e ad ammalarsi sempre di più) per omologarsi a una cultura maschilista, senza contare che lo stesso tempo e le stesse energie potrebbero tornare utili per coltivare le proprie passioni ,per realizzare sogni unici o anche solo per riposare. Esistono parole, proverbi, luoghi comuni ,finanche pregiudizi sulle molestie che dimostrano quanto ancora l’occidente sia arretrato riguardo la parità di genere, nonostante le apparenze.
Se in una giornata dedicata alle donne, provassimo a mettere insieme queste riflessioni con la storia di quelle operaie che in un giorno lontano persero la vita in virtù dei diritti reclamati e se facendo un piccolo sforzo, riuscissimo a pensare anche alle torture fisiche e psicologiche considerate “normali” in tanti paesi stranieri, se realmente riuscissimo a combattere UNITE l’oggettivazione della donna, forse le giornate dedicate al ricordo e un fiore simbolico, avrebbero più senso.