di Josè Trovato

Leonforte. Una ventina di anni fa erano tutte accese le finestre dell’ospedale Ferro Branciforti Capra. Oggi sono sempre di meno, come ridotta al lumicino è l’offerta sanitaria del presidio. La realtà oggi è questa: un’importante realtà ospedaliera, punto di riferimento per un vasto comprensorio, è ormai fortemente ridimensionata. Il graduale soffocamento in corso da anni si sta consumando tra l’indifferenza e la rassegnazione di molti.

L’ultimo atto riguarda il reparto di Medicina, già fiore all’occhiello di tutta la struttura e supporto fondamentale al Pronto Soccorso, che secondo alcuni avrebbe i giorni contati. L’unità operativa, con un potenziale di oltre 22 posti letto, da oltre due mesi ha in organico un solo medico. E la direzione ospedaliera sarebbe costretta a tamponare mettendo insieme due reparti attivi, ovvero la stessa Medicina e la Riabilitazione, con l’intento di “ottimizzare le risorse umane”. Giusto, dal punto di vista di chi gestisce le risorse umane in loco. Quelle sono. Sta di fatto che i tre medici riuniti nello stesso reparto “doppio”, pur sottoponendosi a enormi sacrifici, non possono far fronte a tutto nei due reparti. Si sarebbe in procinto, per questo, di ridurre i posti letto, ridurre i ricoveri. La carenza di personale medico, che sta alla base del problema, era prevedibile, dati i pensionamenti in scadenza.

Tutto questo mentre, un giorno si e uno no, da Enna arriva notizia della nomina, in varie zone della provincia, di medici e primari. Il comune denominatore? Nessuno viene a Leonforte. Questa situazione non è sfuggita ad alcuni ex medici ospedalieri e del territorio.  Il rischio di chiusura dell’ospedale sarebbe quanto mai reale. Per scongiurarlo, hanno incontrato i vertici dell’azienda sanitaria provinciale, che si sarebbero detti molto disponibili a sanare in maniera seria la falla di organico nel reparto di Medicina, individuando e affiancando altri tre medici all’unico rimasto in servizio. Ma i tempi rischiano di allungarsi. Tra i medici esterni, coloro che in questi giorni si sono mobilitati, la paura è che i soccorsi, una metafora ma neanche troppo, possano arrivare quando il malato ormai è morto.

Proprio da questi dottori apprendiamo che in medicina, fino a sei mesi fa, erano in servizio tre medici, più un quarto che faceva la spola tra Leonforte e Enna. Da circa due mesi uno dei quattro è andato in pensione, un altro è in ferie ma si appresta ad andare in pensione e un terzo è tornato a lavorare solo a Enna.

Il quarto medico è rimasto. Ne resterà solo uno.

Per quanto riguarda la riabilitazione – reparto che, si precisa, si occupa dei malati “cronici”, non di malattie acute – sono in servizio due medici. E chi lavora in riabilitazione, proprio per l’approccio differente rispetto alla Medicina, non è tenuto a svolgere reperibilità notturna e festiva.

Un altro timore è relativo alle conseguenze che la situazione in medicina possa avere sul Pronto Soccorso. Dopo esser stati sottoposti alle prime cure di emergenza al Pronto soccorso, ci si chiede, dove andranno i pazienti, se i posti letto in Medicina saranno stati ridotti?

Voci attendibili ipotizzano che dopo un eventuale chiusura della Medicina si aprirebbe a una fase intermedia con l’attivazione di un OBI, che sembra un personaggio di Star Trek ma in realtà starebbe per “Osservazione Breve Intensiva”.   Una soluzione di compromesso, non certo auspicabile, ritenuta da qualcuno una sorta di “fumo negli occhi”, prima di chiudere definitivamente il pronto soccorso.

In questa versione pessimista, il timore è che poi, dopo il pronto soccorso, si proceda all’interruzione di servizi quali Laboratorio analisi, Radiologia e Anestesia.

A quel punto la profezia di un’“ambulanza medicalizzata” senza  alcun presidio di Primo Soccorso, sarebbe compiuta.

L’auspicio è che le nostre fonti abbiano toppato e che a stretto giro, dall’Asp, arrivino dei medici in Medicina. Che sarebbe un buon inizio.