di Josè Trovato

Il Gip di Enna ha rimesso in libertà Carmelo Bruno, il dipendente della Forestale indagato per l’omicidio del fratello Marco, quarantottenne morto in campagna il 28 giugno dell’anno scorso. La decisione del giudice è arrivata al termine dell’incidente probatorio in cui il perito, il professore Alessio Asmundo, ha illustrato le sue conclusioni: la vittima, secondo il perito, è morta per una caduta accidentale, non perché colpita da un oggetto contundente, come invece sostiene la Procura.
Bruno, si ricorda, era stato arrestato, rimesso in libertà e poi arrestato nuovamente, fino a questa scarcerazione, disposta dal presidente della sezione penale del Tribunale ennese. La tesi dell’accusa, sostenuta sulla base delle indagini dei carabinieri e di una consulenza preliminare sull’autopsia, non ha dunque retto dinanzi all’ultima perizia. Per questo ora l’uomo, che è difeso dagli avvocati Giuseppe Lo Vetri e Salvatore Liotta, è stato rimesso in libertà.
Scrive il gip che il perito ha “escluso che la morte sia avvenuta a seguito di plurimi colpi inferti al cranio da un corpo contuntende (…), affermando, in termini di certezza scientifica, che il predetto è deceduto a seguito di una caduta culminata in un violento impatto del capo della vittima contro – in rapidissima successione – un muretto ed il sottostante terreno”. Una tesi, questa, che il consulente della difesa sostiene sin dall’inizio.
Secondo la difesa – tesi confermata, relativamente agli aspetti tecnici, dal perito – Marco Bruno sarebbe morto cadendo e sbattendo il cranio: suo fratello ha chiamato i soccorsi e avrebbe tentato di salvarlo in tutti i modi. La difesa inoltre ha sempre contestato il movente, ovvero presunti contrasti per ragioni economiche; sfociate in un’aggressione scatenata da un contrasto apparentemente banale o quasi.
Per l’accusa la vittima avrebbe comunicato al fratello di doversi allontanare, lasciandolo da solo al lavoro nonostante fosse stanco dopo aver trascorso la notte precedente in servizio. Lui avrebbe reagito malamente e l’avrebbe colpito in testa. Per la difesa, i contrasti di natura economica, semplicemente, non esistono, considerato che anzi i fratelli avrebbero avuto in programma nuovi investimenti. E anche riguardo alla lite, la vicenda non sarebbe andata come ricostruito dall’accusa: i difensori ribadiscono, come hanno fatto sin dall’inizio, che non ci sarebbe stata alcuna lite. L’indagine comunque prosegue, diretta dalla Procura di Enna. Nonostante la liberazione, Carmelo Bruno resta indagato.