di Giovanni Vitale

La curiosità, immagino, avrà spinto altri come me a guardare la serie televisiva che ha portato Zelensky a diventare presidente dell’Ucraina. Com’è noto quella fiction ha avuto talmente tanto successo in quel paese, ha fatto così presa in quel pubblico, da indurre lo staff che ne ha organizzato la produzione a trasformarla in fatto reale. L’attore che ne impersonava il protagonista è stato candidato effettivamente al ruolo di Presidente dello Stato e l’immagine della fiction è diventata quella del partito/movimento che ne ha supportato la campagna elettorale e che, come nella serie televisiva, ha incredibilmente vinto le elezioni.

Che nelle democrazie i mass media, e la televisione in particolare, riescano ad orientare e perfino condizionare i risultati elettorali è cosa risaputa e ben accertata, acclarata; la notorietà che essi assicurano possono essere fondamentali nel catalizzare il consenso intorno a un personaggio e a un movimento politico.

Ciò che però sorprende me, e credo lo spettatore italiano in generale, è l’ingenuità della trama che intesse la serie tv ucraina. Già nelle 24 puntate che ho visionato, l’intento manipolatorio è talmente rilevante da sovrastare evidentemente quello comico e drammaturgico. Certo, noi siamo abituati ad una comicità più intensa, anche quella da “palato grosso” è certamente più d’impatto di quella slava. I nostri Sordi e Verdone hanno espresso una carica umoristica notevolmente più incisiva anche negli aspetti più popolani e grotteschi. Perfino i nostri ‘cinepanettoni’, risultano “più furbi” e dalla leggerezza meglio orchestrata.

Il paragone con i due film interpretati da Bisio, ‘Benvenuto e Bentornato Presidente’, si presenta scontato. A parte la “maschera comica” di Bisio che affonda le sue movenze nella straordinaria tradizione dell’arte italiana, sia la sceneggiatura che le regie sono di tutt’altro livello rispetto a quella ucraina, seppure con evidenti maggiori limitazioni di budget. Peraltro il progetto italiano è cronologicamente  precedente, oltre che più smagato naturalmente, e decisamente impostato su un livello assolutamente astratto dal reale, il ché fa sorgere il sospetto che quello ucraino, se non già preimpostato per finalità di trasposizione reale, è stato da subito orientato per tali scopi, probabilmente a seguito dei rilevamenti, in tal senso favorevoli, effettuati dopo le prime puntate.

Ancora, delle tre stagioni di ‘Servitore del Popolo’ Zelensky firma sia la sceneggiatura che la regia ed a cui, pare, sia anche seguita la riduzione cinematografica. Essendo il suo background economico-giuridico, per quanto bravo autodidatta, qualche sospetto d’aiuto ghostwriter e  cioè di specialisti occulti, genericamente della comunicazione e magari del marketing, sorge spontaneo. Da notare, infine, lo scarso gradimento del pubblico italiano che ne ha fatto sospendere la distribuzione dopo la trasmissione della prima stagione.

Diverso il caso del confronto nostrano, le cui sceneggiature sono firmate da F. Bonifacci (et al.) del quale è stranota la preparazione e la brillante carriera nella comunicazione. Però il soggetto non dev’essere sembrato in linea col target italico, dato che la parte del protagonista era stata precedentemente offerta sia a Benigni che a Verdone, che l’hanno rifiutata. Al botteghino, invece, i film sono andati piuttosto bene, specialmente il primo.

(La foto è un fotomontaggio creato dall’autore del pezzo, che ne illustra il contenuto)