di Davide Maurizi

Ho visto diversi film sullo sport, e mi sono reso conto che hanno tutti più o meno la stessa struttura: si inizia con un team perdente o fallito, i cui membri non giocano bene tra di loro; succede che un allenatore preparato o un giocatore fortissimo ne prendano parte, per qualche strana motivazione; così la squadra inizia ad ingranare, vince tantissime partite e conquista il campionato, in barba al team di giocatori professionisti ed arroganti. Morale: per vincere la bravura non serve, ma una squadra affiatata e compatta, che anteponga la “voglia di stare insieme” e il “valore dello sport” all’individualismo e alla ricerca costante della vittoria.

È una struttura canonica, talmente ripetuta che i valori che tenta di promulgare hanno perso di significato. Anzi, succede che queste storie così belle esistano solo nei film, nei racconti, in una dimensione narrativa estremamente distante dalla realtà. Perché la realtà è più cinica: non vince il team dei falliti, ma la squadra ricca con i giocatori strapagati ed arroganti.

O almeno, così credevo, e non bisognava andare lontano per scoprire che mi sbagliavo. Quella che voglio raccontarvi è una storia vera, senza artefici narrativi utili ad abbellirla, ma assurdamente reale. È come una di quelle finte storie sportive, perché inizia con un team fallimentare, che attraversa mille difficoltà, per poi creare una squadra coesa e vincente. È una storia locale, perché parliamo di una società sportiva leonfortese: è la storia della principale squadra di pallavolo di Leonforte, lo Sporting Club.

La pallavolo occupa nella storia di Leonforte uno spazio importante, sin dalla fondazione dello Sporting nel 1977. Grazie al lavoro del professore Guglielmo Monteforte, che ha trascinato moltissimi ragazzi dalle scuole medie e superiori in squadra, è stata inaugurata una vera e propria “scuola leonfortese” che ha raggiunto la Serie C (che all’epoca era un campionato a livello nazionale). Da lì in poi lo Sporting Club ha preso il volo: vennero ingaggiati tecnici preparati e giocatori professionisti, pescati anche fuori dal territorio paesano. Basti pensare che nel circolo delle giovanili sono passati nomi come Luigi Randazzo, che ha vestito la maglia della nazionale, ma anche Giuseppe Lo Bello, che è diventato un importante allenatore. Il picco venne raggiunto nella stagione 2014/2015, in cui lo Sporting, militante in serie B2, arrivò a giocarsi i play-off per salire in serie B1.

L’obiettivo, però, non venne raggiunto, e i problemi non finirono qui. Giunti all’apice della loro storia sportiva, allo Sporting toccò una triste discesa verso il baratro: per mantenere i giocatori, i tecnici e l’iscrizione al campionato non bastavano i fondi, quindi i dirigenti decisero di rigiocare il campionato esclusivamente con giocatori paesani. Era la stagione 2015/2016, e fu un disastro: la squadra arrivò ultima. Lo Sporting, dato che non poteva sostenere campionati di livello professionistico (e i risultati lo dimostravano) ripartì allora dalla Serie D, l’anno sportivo 2016/2017, piazzandosi in quarta posizione.

Poi, però, giunse l’esodo. I migliori pallavolisti di Leonforte decisero di giocare in società vicine: chi ad Agira, chi a Nicosia. Mancavano gli elementi per formare una prima squadra, e quindi lo Sporting si limitò a far giocare i più piccoli nei campionati giovanili. E così andò avanti per due anni, sino al 2019.

“A inizio 2019 mi chiamò Salvo Bellicchia [un vecchio membro dello Sporting], esprimendomi il desiderio di rifondare la prima squadra a Leonforte. Ero affascinato dal suo progetto, che vedeva mescolare vecchi giocatori e le nuove e promettenti leve provenienti dalle giovanili.” Così dice Simone Maurizi, attuale allenatore-giocatore dello Sporting Club “In più, mi ero stancato di giocare fuori, soprattutto quando c’era la possibilità di costruire un progetto serio nel paese in cui sono nato. Infine, quando Bellicchia mi telefonò, mi convinse anche a diventare allenatore in seconda.”

Come nel film dei Blues Brothers, Bellicchia convinse tutti i giocatori paesani a rimettere su lo Sporting Club. Pian piano ritornarono i vecchi membri della prima squadra, che formarono un team forte e vittorioso: la squadra si iscrisse al CSI, il campionato amatoriale di pallavolo; navigò tra le prime posizioni della classifica, e, cosa più importante, giocò e vinse il derby contro l’Agira “Finì 3-2, il palazzetto non si vedeva così pieno da anni, fu una partita stupenda” dichiara Roberto Spedale, uno dei dirigenti. Purtroppo, nel 2020 scoppiò la pandemia, e il campionato venne bloccato. Quando sembrava esserci una speranza per la resurrezione dello Sporting, il Covid e il conseguente lockdown impedirono alla squadra di giocare, sia di terminare il campionato CSI, sia di ripartire per l’anno seguente.

“Questi due anni hanno rischiato di uccidere la pallavolo a Leonforte, dato che la società può vivere solo della quota degli iscritti: nessuno voleva farci da sponsor, rischiavamo il fallimento”: dichiara il presidente dello Sporting Giovanni Galanti. “Per far ripartire il movimento abbiamo deciso, nell’estate del 2021, di organizzare un piccolo torneo di pallavolo al campetto della chiesa dei Cappuccini, grazie alla disponibilità di padre Filippo Rubulotta.”

Il torneo fu un successo: parteciparono un centinaio di ragazzi, molti appartenenti all’universo dello Sporting, molti che invece volevano solo divertirsi. Finalmente ritorna l’entusiasmo, e la società vuole fare sul serio: vuole iscrivere la prima squadra maschile al campionato di prima divisione, e concentrarsi anche sul torneo della squadra femminile. Era il 2 Agosto 2021, Spedale si diresse al Palazzetto dello Sport, la storica sede delle partite dello Sporting di proprietà comunale, provò ad inserire la chiave e scoprì che qualcuno aveva cambiato la serratura.

Il Palazzetto dello Sport è stato il teatro, per anni, di tutte le partite dello Sporting: i membri la reputavano come una seconda casa “e scoprire che avevano cambiato le chiavi, con tutto il nostro materiale all’interno, è stata una doccia fredda” dice Galanti sconcertato. Come ogni anno, lo Sporting aveva fatto richiesta al comune di Leonforte per utilizzare il palazzetto: solo che questo era stato dato in gestione alla Virtus, una società di calcio a 5 nata nel Marzo del 2021. I dirigenti dello Sporting, sino al 2 Agosto, erano stati tenuti all’oscuro di tutto: “non credo sia lecito dare in gestione questa struttura a una società senza alcuna storicità, soprattutto sfavorendo lo Sporting, che ha portato lustro alla comunità leonfortese e che ha avuto un ruolo sociale e sportivo importante per la città” dichiara Galanti.

“La Virtus si era dimostrata disponibile a stipulare un accordo”, continua il presidente, “ma costituiva un dispendio economico eccessivo a cui noi non potevamo far fronte”. Sfrattati dalla loro sede, i ragazzi dello Sporting dovettero allenarsi all’aperto, al Campo Sportivo della Leonfortese, utilizzando la traversa della porta da calcio come rete, sotto la pioggia grondante e con un freddo pauroso, che a volte toccò i 2 gradi. L’attrezzatura sportiva, come palloni, coni, cerchi, ecc… rimase dentro il palazzetto perché, stando alla Virtus, questo era di proprietà comunale. “Mi si è stretto il cuore, i miei ragazzi vivevano delle condizioni aberranti” afferma tristemente Galanti.

Eppure, in quella situazione dove chiunque sarebbe stato giustificato ad abbandonare la squadra, succedette qualcosa di strano: all’inizio degli allenamenti c’erano solo l’allenatore, Simone Maurizi, ed altri quattro ragazzi, ma quando è iniziato il campionato si sono unite pian piano altre persone, sino ad arrivare a dodici. “Lì si è vista la famiglia dello Sporting” dice fieramente Galanti “in una situazione vergognosa, nel momento più basso della nostra storia in cui si poteva solo fallire e chiudere, i ragazzi continuavano a venire, anzi, si aggiungevano: questi sono i valori dello sport” “È stata questa difficoltà a cementare il gruppo” continua Maurizi “sotto la pioggia e con il gelo si è visto lo Sporting Club Leonforte”.

Intanto il campionato di prima divisione era iniziato: la squadra, chiaramente, non poteva ospitare partite in casa, e giocò quindi i primi match in trasferta. I primi risultati furono pessimi: iniziarono il campionato in casa del Gupe Volley, perdendo, e seguirono altre due sconfitte ed una sola vittoria.

Dopo aver toccato il baratro, finalmente per lo Sporting iniziarono le buone notizie. Cominciò il 2022, e dopo mesi di allenamento al gelo e sotto la pioggia, i dirigenti contattarono l’allora sindaco di Nissoria, Armando Glorioso, che gli diede in concessione il Palasport Nysura, il palazzetto del paese: “L’unica condizione a cui ci ha sottoposto Glorioso era quella di organizzare una scuola di pallavolo per i bambini, così da poter far svagare i giovani.” sorride Galanti. “Iniziò così il minivolley a Nissoria, sotto la supervisione di due nostri giocatori: i fratelli Gaetano e Carlo Amore.”

Al palazzetto di Nissoria venne giocata la prima partita della squadra femminile: essendo ancora privi del materiale necessario, la partita venne giocata con una rete scricchiolante e senza il tabellone segnapunti, chiusi ancora dentro il palazzetto di Leonforte: “Abbiamo dovuto tagliare dei fogli A4, disegnato dei numeri che dei volontari giravano a seguito di ogni punto, una vergogna”.

Piano piano, però, lo Sporting iniziò a riacquisire l’attrezzatura sportiva, finalmente i ragazzi ebbero un tetto sopra la testa, una stabilità negli allenamenti, tanto entusiasmo: in questa cornice, il 6 Marzo 2022, la prima squadra maschile giocò la sua prima partita in casa, e vinse.

Vinse la prima, la seconda, la terza… in campionato ottenne ben nove vittorie di fila. “Il palazzetto di Nissoria era sempre pieno” afferma Spedale “e ci sostenevano sempre” continua Maurizi “neanche quando lo Sporting era in Serie B c’era un pubblico del genere”. Grazie ad una nuova sede, un pubblico affiatato e leale, e una squadra compatta che ha superato le peggiori difficoltà, lo Sporting riuscì a mostrare il proprio valore, ottenendo una striscia di vittorie consecutive che gli permise di giocarsi i play-off per la serie D. Da ultimi, la squadra si piazzò in terza posizione.

Il 25 Maggio, lo Sporting giocò il quarto di finale play-off contro il Gravina in casa, e vinse di nuovo, con il punteggio di 3-0. Seguì la semifinale contro il Gupe Volley, in trasferta proprio in quel palazzetto dove giocarono e persero la loro prima partita. C’era la voglia di riscattarsi, e soprattutto una spinta derivante da un’incredibile notizia: la finale play-off di prima divisione si sarebbe giocata al PalaCatania: “Io e Giovanni eravamo insieme quando ci è arrivata la mail, siamo sbiancati” afferma Spedale, ridendo. Per chi non lo sapesse, il PalaCatania è un tempio dello sport siciliano, in particolare modo della pallavolo, e ha ospitato diverse partite della nazionale italiana di pallavolo. Insomma, quel campo che è stato calpestato dalla Egonu, da Zaytsev e da Juantorena, sarebbe potuto essere calpestato da quei ragazzi che, fino a qualche mese prima, si allenava senza rete e sotto la pioggia.

È così fu: il 28 Maggio 2022, lo Sporting vinse 3-0 contro il Gupe, nello stesso stadio dove persero la prima partita, guadagnando un biglietto per la finale al PalaCatania. “Un cerchio che si è chiuso” dice Maurizi “per me è stata un’emozione grandissima, quando abbiamo vinto sono scoppiato a piangere. Sono corsi tutti ad abbracciarsi, anche le ragazze della femminile che avevano addirittura affittato un bus per venire a sostenere la squadra maschile”.

Fino ad adesso questa storia sembra un film sportivo, ci sono tutti gli ingredienti: il degrado, il riscatto, la sfilza di risultati positivi… manca solo la vittoria finale. Purtroppo la vita non è un film, e la bellissima storia dello Sporting è stata rovinata alla fine, cancellando tutti i sogni e tutte le illusioni che quei giovani ragazzi avevano immaginato, ritornando bruscamente alla realtà. Il 4 Giugno, al PalaCatania, i ragazzi persero 3-1 contro il Pedara. “Ci siamo impegnati, ma non è bastato: se avessimo potuto allenarci tutto l’anno nelle giuste condizioni magari l’avremmo vinta” si giustifica Galanti “ciò che conta, alla fine, è il percorso, essere riusciti ad arrivare sino a lì”

Infatti la storia dello Sporting Club resta affascinante, nonostante la sconfitta finale, soprattutto perché, come conclude Maurizi: “ciò che conta è vedere una squadra restare compatta e coesa per l’intero percorso, vedere dei ragazzi crescere, migliorare le proprie capacità e giocare in palcoscenici sempre più grandi”.

Sul futuro dello Sporting, Galanti mi dice che la squadra potrebbe essere ripescata e giocare la Serie D, eppure mi fa un discorso molto realistico: “a me non interessa il campionato. Dobbiamo capire dove saranno i componenti della prima squadra il prossimo anno: c’è sempre chi deve abbandonare Leonforte per andare a studiare o lavorare fuori”. Ciò che resta, di solido e di sicuro, “è sicuramente la giovanile, che promette tanto per il futuro della società, e soprattutto lo Sporting stesso”

A questo, Maurizi e Spedale aggiungono dei doverosi ringraziamenti: “A Giovanni d’Agostino, che ci ha aiutato moltissimo a procurarci del nuovo materiale, e a Paolo Vitale, un dirigente che ha dato l’anima per lo squadra.”

Ciò che a noi resta dello Sporting è questa storia, che nessun film di Hollywood ci ha mai regalato. Un esempio di sport, di vero sport, di un gruppo compatto e amichevole, che non si arrende mai di fronte a nessuna avversità. Un esempio per Leonforte e il circondario, che ci insegna come quattro giovani scalmanati, armati solo di fiducia, tenacia, e tanta buona volontà possono giungere sino alle stelle.