Leonforte. “Non possiamo sfuggire alle parole del Signore: e in base ad esse saremo giudicati: se avremo dato da mangiare a chi ha fame e da bere a chi ha sete. Se avremo accolto il forestiero e vestito chi è nudo. Se avremo avuto tempo per stare con chi è malato e prigioniero” (cfr Mt 25,31-45). Inizia così la lettera aperta di don Salvatore Minuto, parroco di Nissoria, al Direttore Generale dell’Asp di Enna Francesco Iudica, all’assessore alla Sanità Ruggero Razza e al presidente della Regione Nello Musumeci.

“Curare i malati è dunque ancora un obbligo, un dovere etico, una primaria esigenza per ogni persona civile e per le Istituzioni, oltre che una prescrizione assoluta di misericordia per chi si ritenga cristiano? Se intervenire sulla fame dilagante nel mondo, anche a causa di recenti fatti politici e bellici, se accogliere i profughi che cercano disperatamente una alternativa alla morte ed alla miseria nei loro paesi d’origine paiono imprese impossibili da risolvere a livello locale/regionale, il prendersi cura della situazione sanitaria, e quindi della salute dei cittadini, parrebbe essere una meta del tutto perseguibile e, in tutta franchezza, condivisa da tutti i Cittadini nonché irrinunciabile per chi, ad ogni livello amministrativo, sia stato nominato a rappresentare gli interessi generali”.

“Nel nostro Paese per altro, nella nostra bella Italia, è invalso da tempo il concetto di subordinare l’efficienza e l’efficacia dell’azione sanitaria alla salvaguardia dei bilanci del settore. Risultato: mancano ora i medici, ora gli infermieri e, per conseguenza, presidi ospedalieri come il Nosocomio di Leonforte, tanto per citare un caso “vicino”, svolgono le loro funzioni in modo pericolosamente ridotto o addirittura vedono da tempo alcuni reparti non operativi. L’accesso a numero chiuso alle facoltà universitarie, che parve a suo tempo un rimedio all’inflazione della professione medica ed ad una paventata scarsa preparazione tecnico-scientifica dei “dottori”, a medio periodo sta rivelando i suoi limiti: non si reperisce più chi possa svolgere le funzioni primarie necessarie a far funzionare reparti ospedalieri o di diagnostica”.

“Occorre la fede per augurarsi di non aver bisogno di un cardiologo o di un ortopedico nell’ospedale più vicino, o per poter attendere settimane o mesi per sottoporsi ad un esame che stabilisca se si è affetti o meno da qualche patologia? Come rimediare a questa allarmante situazione, che salvo poche eccezioni affligge il nostro Paese?”

“Esistono casi, in Sicilia a Mussomeli (CL) come anche nel Nord Est dell’Italia e nel Lazio, ove con un po’ di coraggio si è saputo tracciare una via: ricorrere a professionalità, consolidate, riconosciute e certificate, di medici provenienti dall’estero, nella fattispecie dall’Argentina (ma non è l’unica Nazione a “produrre” ottimi professionisti del settore sanitario). A Mussomeli il Sindaco Dott. Catania ha avuto il coraggio e la determinazione a perseguire una nuova strada per il proprio Ospedale coinvolgendo l’Università di Rosario (Argentina ) con il risultato che centinaia e centinaia di Medici Italo-Argentini si sono resi disponibili a venire nelle nostre piccole ma accoglienti comunità. Tutto ciò è stato possibile grazie alla lungimiranza del Direttore Generale ASP di Caltanissetta Dott. Caltagirone che ha bandito e firmato i bandi per il reclutamento di Medici Specialisti presso l’Ospedale di Mussomeli “ M.I. Longo”. Certo la soluzione potrebbe non essere di sommo gradimento per taluni, anche per il fatto che gli stessi professionisti si pongono in situazione di “concorrenza” non solo medico-scientifica ma anche salariale, ma vivaddio in questo caso si tratta non solo di garantire un servizio a costi vantaggiosi per l’ Azienda Sanitaria ma proprio di “garantire il servizio”: nulla è peggio per il territorio di una incertezza in termini di sicurezza, per garantire che la popolazione sia incentivata a rimanere legata alla propria terra ed ai propri luoghi servono, in primis, trasporti efficienti e certezza circa la propria salute e sicurezza, in particolare se il primo requisito è “traballante”. Cosa trattiene nel proprio territorio chi non è certo di poter ricevere, in caso di bisogno, cure sollecite ed efficaci, o chi deve spendere tempi epocali per visitare un congiunto degente in ospedale?”

“Al buon Cittadino la via tracciata da altre ASP pare addirittura ovvia. Occorre determinazione, convinzione, ma anche l’orgoglio di non essere secondi ad altri nel trovare soluzioni e nel superare ostracismi che poco hanno da spartire con il giuramento di Ippocrate. In altre parole, occorre riscoprire lo Spirito di Servizio, la Misericordia tanto cara a Papa Francesco ed il Coraggio nell’ agire, virtù anche questa che deve appartenere ad ogni buon Cristiano”.