Sulle polemiche di questi giorni relative alla strada cosiddetta “Panoramica” di Enna, che hanno investito i rapporti tra Comune capoluogo è ex Provincia, interviene Legambiente con una nota, che riportiamo integralmente. 

Panoramica e pendici.

In questi giorni è montata la querelle sulla SP 28, la cosiddetta “Panoramica”. La discussione oltre che sulle questioni tecnico-amministrative, alquanto ingarbugliate, si è sviluppata su una chiara difficoltà al confronto tra le due principali istituzioni del territorio, da un lato la ex Provincia regionale, proprietaria della strada o di quel che della stessa rimane, e dall’altro il Comune di Enna, estremamente penalizzato dal primo crollo, verificatosi nel 2009, che colpì la importante arteria cittadina.

Sinceramente della questione “fair play”, del Bon Ton amministrativo ci importa poco, siamo abituati a considerare le istituzioni al di là ed al di sopra degli uomini che di volta in volta sono chiamati a dirigerle e guidarle.

Ci appare invece ben più grave la totale assenza dal dibattito di qualsivoglia accenno alla questione vera dell’area, ovvero la salvaguardia delle pendici.

Quella strada, imponente opera di muratura, venne realizzata per dare alla città di Enna ed in particolare alla sua “città direzionale” un ingresso moderno e funzionale, un modo per interconnetterla al territorio del quale era capoluogo. 

L’opera, però non poteva non avere un fortissimo impatto sul territorio. Intanto per le modifiche operate nella creazione della lunga serie di piloni e, quindi, sia nella linea di declivio che nel regime delle acque, e, poi, nella frammentazione della proprietà rurale che, sino all’atto della costruzione, vedeva decine di famiglie ennesi trarre sostentamento economico dalla coltivazione sapiente ed eroica di arditi terrazzamenti retti da muri a secco in calcarenite locale.

Anche più in alto, lì dove la strada si insinua proprio ai piedi del costone che regge l’acropoli ed il lungo Viale Savoca, poco a poco le manutenzioni vennero a creare una sempre maggiore verticalizzazione del declivio che oggi appare un enorme muro con le calcareniti solide in alto e la vasta macchia grigiastra delle marne più in basso.

Costruita la strada, per motivi ben diversi da essa, anche il resto delle pendici, un tempo ubertose, vennero letteralmente abbandonate. Scomparve la vecchia strada di Kamuth – Porta Palermo, un tempo la principale via di accesso alla città alta, fronteggiata dalla, ahinoi fu, chiesetta di Santa Maria del Kamuth e dalla torre omonima, scomparvero, inghiottite dalla vegetazione e mano a mano crollate, le casupole dei contadini e la grande villa dei Baroni Potenza.

Oggi l’apparenza a chi risale da settentrione, è quella di una magnifica quinta verde che fronteggia Calascibetta, ma, quel verde, è l’inganno creato dalla morte di una plurisecolare tradizione rurale che faceva del Kamuth il frutteto di Enna.

L’intera vallata, da Enna sino a Calascibetta, è tutelata da un vincolo paesaggistico diretto che indica nel Vallone Scaldaferro, appunto l’intera vallata tra le due città, il luogo che significativamente rappresenta il medioevo siciliano.

Legambiente esorta quindi gli enti interessati, sapendo che già qualcosa in tal senso si è mossa, ad adoperarsi affinché l’intero contesto venga affrontato con visione complessiva ed interdisciplinare, giungendo al ripristino dei terrazzamenti e della fitta rete di sentieri e mulattiere che un tempo intersecavano la vallata, adoperandosi affinché qui, come nelle altre pendici del monte di Enna si pervenga al ripristino delle antiche vie e dell’agricoltura eroica che va mantenuta non già per la sua capacità produttiva quanto per il valore aggiunto che una gestione quotidiana dei suoli e del regime idraulico apporta alla comunità ed alla salvaguardia del territorio.

Queste cose Legambiente le sostiene dal 1990, da quando, cioè, iniziammo a chiedere a gran voce il “Parco delle Pendici, capace di includere le tante testimonianze monumentali di Kamuth, Ve Nova, Papardura, Vanelle, Montesalvo, Janniscuru, Pisciotto, Bosino, Ramonico, San Pietro, Fuddaturi, Dirupello, Cozzo ‘Mpiso, Casina Bianca.

Queste cose Legambiente le ha talmente tanto sostenute da essere oggi rappresentata quale parte civile nel procedimento per l’abbattimento della Chiesetta di Santa Maria di Kamuth.

Queste cose Legambiente vorrebbe che divenissero sentire comune in chi la città ed il territorio amministra, cosa che, in parte è accaduta così come dimostrato anche dalle attività sin qui messe in atto dall’Assessore all’Ambiente della Città di Enna, Salvatore Sanfilippo.

La città non è altra cosa dalle sue pendici, su di esse vive e con esse è interconnessa sino al punto da rischiare il collasso quando le stesse pendici dimostrano il loro degradarsi.

      Il Circolo Legambiente Erei Enna