di Paolo Di Marco

Le speculazioni finanziarie agitano il mondo intero e nell’era della globalizzazione gli effetti nefasti arrivano in ogni sparuto angolo della terra. Se poi tali speculazioni prendono di mira singoli beni e poi s’intersecano la frittata è fatta. Negli ultimi anni tra Covid, guerra Russia/Ucraina, tensione cinese e via dicendo le occasioni per speculare non sono mancate. Ne hanno risentito in prima battuta petrolio, gas, grano e poi a cascata ogni singolo prodotto o servizio derivato. La farina, ad esempio, necessaria per la produzione del pane è stata risucchiata nel vortice della speculazione facendo schizzare in alto i prezzi della produzione. Anche un’analisi superficiale chiarisce la disfunzione che si è venuta a creare da almeno un anno a questa parte. Nel settembre dello scorso anno (2021) un chilo di farina costava ai panificatori mediamente 26 centesimi di euro. In pochi mesi il costo è schizzato in alto fino a toccare quasi un euro.

Dalla Cna, l’associazione che riunisce molti panifici ennesi, fanno sapere che oggi il costo è attestato intorno agli 80/85 centesimi di euro. In questo anno il costo della tipologia media del pane è salito di circa 50 centesimi di euro, prima veniva venduto al banco per 2,50 euro adesso tocca i 3 euro. “Monitoriamo continuamente la situazione – dice Stefano Rizzo, direttore della Cna della provincia di Enna -. Fino ad oggi l’aumento della farina ha impattato con grande forza sui bilanci delle nostre aziende. C’è una certa tensione.” Ma già nel presente si staglia una nuova emergenza che si annuncia dirompente, il costo energetico. “Se il governo nazionale non interviene subito e con decisione le nostre aziende dovranno ridefinire l’analisi dei costi.” I panifici ennesi che non hanno strutture industriali hanno potuto limitare gli aumenti non contabilizzando eccessivi costi di trasporto o d’impacchettamento ma adesso sono chiamati a confrontarsi con le esose bollette di luce e gas. “I nostri panificatori ancora tengono poiché in molti avevano sottoscritto dei contratti a prezzo bloccato. Gli aumenti ci sono stati ma contenuti e di necessità. La situazione odierna, però, non può essere tenuta a lungo. Sono necessari –  conclude Stefano Rizzo – interventi strutturali.” Il clima elettorale di certo non aiuta ma l’Italia è davanti ad un baratro economico di dimensioni eccezionali. Il nostro debordante debito pubblico restringe ogni strada percorribile ma è improcrastinabile dare risposte immediate. Per il nuovo governo non basteranno le soluzioni, sarà chiamato a fare miracoli.