Il Tribunale di Enna ha assolto con formula piena i valguarneresi Gaetano Filippo Bonanno e Giovanni Milinziano. Il collegio giudicante, con in testa il presidente della sezione penale del Tribunale ennese Francesco Paolo Pitarresi, ha ritenuto insussistente l’intera impostazione accusatoria, che ipotizzava un presunto racket delle pompe funebri: i due imputati erano accusati di aver minacciato, tra luglio e agosto del 2013, il titolare di un’agenzia di servizi funerari, per costringerlo a tollerare la loro attività, facendogli credere di avere agganci nel mondo del crimine organizzato. I due, difesi dagli avvocati Cristofero Alessi e Francesco Occhipinti, adesso escono prosciolti dal dibattimento con formula piena, perché “il fatto non sussiste”.
Milinziano e Bonanno, in pratica, rispondevano dell’accusa di illecita concorrenza attraverso minacce, con l’aggravante di aver agito avvalendosi del metodo mafioso. L’inchiesta è stata coordinata dalla Dda di Caltanissetta, che aveva formulato tre imputazioni. La prima riguarda il servizio funebre relativo alla morte di un valguarnerese in un incidente. Il fratello si era rivolto a un’altra ditta ma gli imputati, secondo l’accusa, avrebbero implicitamente minacciato quest’ultima, paventando ritorsioni se si fosse opposto al loro trasporto della salma, dal luogo dell’incidente, ad Assoro. E dopo meno di due settimane, il 10 agosto dello stesso anno, erano accusati di aver nuovamente minacciato il concorrente. Gli imputati hanno sempre respinto ogni accusa.
“Si conclude dopo 9 anni la vicenda giudiziaria che ha visto coinvolti i signori Milinziano Giovanni e Bonanno Gaetano”, affermano gli avvocati Alessi e Occhipinti, ricordando le accuse formulate dal titolare “di altra Agenzia di Pompe funebri locale”. “Difficile da sopportare, per i diretti interessati e per le rispettive famiglie, l’alone delle accuse mosse a loro carico”, scrivono ancora i legali, che ricordano il lavoro svolto che ha prodotto l’assoluzione con formula piena, perché il fatto non sussiste. “Si ringrazia il collegio penale di Enna – concludono i legali – che ha letto il dispositivo dichiarando inesistente l’accusa di aver agito con l’aggravante mafiosa, restituendo la verità che, sin dal primo momento, era stata rivendicata dagli imputati. Si rimane in attesa delle motivazioni per conoscere l’iter logico che ha portato a questo importante risultato”.