Leonforte. “Se non fosse stato per i medici dell’ospedale di Leonforte, che l’hanno rianimata, defibrillata e letteralmente riportata in vita, oggi mia moglie non ci sarebbe più. Sono stati degli angeli, ma non possono continuare a lavorare in queste condizioni”. E’ il racconto di Giuseppe, giovane marito leonfortese che all’improvviso, alcuni giorni fa, ha visto sua moglie stare male e letteralmente tremare. Ha capito subito che stava succedendo qualcosa di brutto e in pochi minuti è giunto al pronto soccorso. La donna stava avendo un infarto acuto del miocardio con conseguente arresto cardiaco. E appena i due sono arrivati al Pronto soccorso ha perso i sensi.

“Nonostante l’assenza di rianimatori, al Pronto soccorso hanno subito provato con il massaggio cardiaco, che non è bastato, prima di passare al defibrillatore, con cui sono riusciti a riportarla con noi – prosegue il racconto di questo marito – poi, solo successivamente, mia moglie è stata trasferita a Caltanissetta e le sue condizioni si sono normalizzate. I medici e il personale che lavora nel nostro ospedale sono di altissimo livello, ma secondo me è assurdo che non vengano messi nelle condizioni di poter dare sicurezza a questo territorio”.

Giuseppe allude all’assenza della figura dell’anestesista-rianimatore. “La tempestività dell’intervento è fondamentale per salvare la vita alle persone – conclude – non capisco perchè in questo momento storico, dopo aver superato una pandemia che ha messo tutti noi in ginocchio per mesi, non si intervenga per potenziare gli ospedali in ogni zona d’Italia. Qualcuno a Palermo e a Enna se lo ricorda mai che a Leonforte vengono pazienti da tutto il circondario, che è un punto di riferimento per 40 mila persone, e che la gente nell’emergenza ha bisogno di un posto sicuro dove andare? La salute dei cittadini dovrebbe venire prima di algoritmi, logiche matematiche e tagli”.