de Il Tavachino
“Quante saranno le tavole a Leonforte ?” E’ una domanda che puntualmente tanti si pongono e fa parte anch’essa del rito. Il numero esatto lo si conoscerà la vigilia di S. Giuseppe, ovvero la sera della “furriata” (eccezionalmente quest’anno il 17 marzo). In migliaia percorreranno vicoli e contrade e , per onorare una tradizione atavica mista di fede e di folclore , andranno alla ricerca dell’”artaru”. Quest’anno ha fatto da battistrada all’evento una interessante conferenza al Circolo degli Operai di Leonforte promossa dall’infaticabile archeologo Alfredo Crimì , seguita da un documentario molto apprezzato.
L’usanza persiste , nonostante la secolarizzazione dilagante tenti di annullarne il notevole valore sociale, storico e anche religioso . La gente continua a realizzare gli “altari” , affronta sforzi fisici e finanziari, elude qualsiasi spinta “modernista” ed àncora la propria esistenza e la propria Fede ai fondali rocciosi della tradizione. “Cuddure e razziunedde” si ripetono identiche a quelle di cento anni addietro mentre il coinvolgimento non solo degli adulti ma anche dei giovani ha qualcosa di straordinario nell’era di Tik Tok e Facebook.
Da qualche anno anche associazioni, sodalizi e le stesse scuole, partecipano al grande evento. In qualche caso la tradizione si è fusa anche con la cronaca più scottante. Lo scorso anno la Scuola Media di Nissoria ha realizzato una tavolata sui generis. Veli e cuddure sono stati ben rappresentati secondo la tradizione ma nessun cibo però è stato distribuito ai visitatori. Gli alimenti raccolti sono stati inviati , grazie alla Protezione Civile di Agira, alle popolazioni dell’Ucraina. Quest’anno la Preside Giuffrida , le docenti Formica e Bannò , gli insegnanti della scuola Media, Primaria e dell’infanzia ,con il supporto della Protezione Civile e degli ATA Marraffino e Bruno, riproporranno l’”Altare della Solidarietà”. I pacchi con gli alimenti saranno però distribuiti a famiglie locali disagiate. Pur cambiando tecniche e sistemi la tavolata di San Giuseppe sfida i secoli nel rappresentare un formidabile simbolo di solidarietà nei confronti di chi è in difficoltà . Rinforza inoltre quelle relazioni sociali e personali che uno strisciante ed insidioso isolamento da social network rischia continuamente di compromettere. Forse è questo il vero miracolo di San Giuseppe.
“San Giusippuzzu si susi a matina ccu l’intenzioni di sirrari lu travu,
si pigghia l’ascia,la serra e lu filu e lu Santu Figghiu ppi li manu.
“O patri,patri…quannu arriveremu?” “Camina figghiu, ca strata n’avemu…e quannu arrivamu ndi lu bellu iardinu ni facimu u signu da cruci e mangiamu! “…