de Il Tavachino
Il sorriso compare senza difficoltà attraverso le rughe di un viso solcato dagli anni. Carlo ,82 anni, ex ferroviere , tiene stretta una carpetta colma di fogli, tanti quanti gli acciacchi che sopporta . Un leggero tremore alle mani gli impedisce di guidare ed i figli sono sempre impegnati tra lavoro e famiglia. E dal diabetologo ci deve andare. L’angelo a cui regala il primo sorriso del mattino si chiama Marco. Anche lui è sotto l’ala di mamma INPS , ma più giovane. Sino a 5 mesi addietro lavorava in ospedale. Ha aderito volontariamente all’ANTEAS ed oggi è di turno. Apre lo sportello a Carlo e lo aiuta a sedersi, come farebbe un amico. Lo accompagnerà in ambulatorio, lo aspetterà e lo riporterà a casa con l’auto dell’associazione. Piccoli gesti che tessono, senza carità pelosa, una straordinaria rete di solidarietà . Tutto ciò a Bolzano.
Lo incontro al supermercato. Era da tempo che non lo vedevo. Piegato dagli anni ,ma molto più dalla solitudine , don Peppino era un potatore di prim’ordine, conosciuto e stimato . Dopo la morte della moglie può contare solo sulle sue poche forze residue , e la Svizzera, dove vivono i suoi figli, è troppo lontana. Ha comprato del cibo per un pasto frugale , sbrigativo, semplice come ormai la sua esistenza. Circa 25 anni addietro un manipolo di intraprendenti si unirono attorno ad una cooperativa , l’ASMIDA. Ogni giorno preparavano ed offrivano un pasto caldo a decine di diversamente giovani. . Lo consegnavano a domicilio , assieme ad un sorriso. Quel cibo assumeva magicamente l’aspetto di un pantagruelico banchetto nell’immaginario di chi lo riceveva, che si sentiva importante perché qualcuno si occupava dei suoi bisogni elementari. Dell’ASMIDA rimane solo uno sbiadito cartello in via Mazza, laddove stavano le cucine. L’esperienza si concluse perchè il Comune tagliò i fondi. Tutto ciò a Leonforte.
L’anziano per alcuni è scomodo, poco produttivo, a volte triste e noioso. Ha bisogno di cure, di assistenza sanitaria , mentre invece le “priorità” spesso sono altre. Il mondo degli anziani è come un iceberg. Noi ne vediamo solo la punta . Il grosso della montagna di ghiaccio è fuori il nostro sguardo. A parole si è tutti dalla loro parte ma nei fatti li lasciamo soli . Soli quando devono salire la scala ripida dell’ambulatorio del medico della mutua dove fra l’altro per andare in bagno devono attraversare la sala visite.Vero trionfo delle barriere architettoniche. Soli quando devono fare una consulenza specialistica che non è possibile in tempi brevi in paese e quindi bisogna andare fuori. E con chi ? E con quali soldi ? e quando ? Le domande affievoliscono l’energia , le risposte la spengono. Soli quando stritolati dalla demenza viene offerta loro la possibilità di una assistenza seria e professionale in una Residenza Sanitaria di alto livello, in paese. Mera illusione : farraginose pastoie burocratiche ne impediscono sovente il ricovero presso quella RSA convenzionata che , per ironia della sorte , è costretta a tenere chiusa mezza struttura . Soli quando vorrebbero incontrarsi con qualche amico. Un tempo , quando paradossalmente gli anziani erano meno numerosi, i circoli e le cosiddette “società” erano molto diffuse. Ci si incontrava e si socializzava. Oggi pullulano i “clubs” di vario genere dove la birra e l’ozio occupano la pancia e la mente di tanti giovani ed adulti. Gli anziani non li vedi più. Chiusi in casa sbirciano il mondo attraverso vetri appannati in attesa di un rintocco di campana.
Scriveva Simone de Beauvoir :Per la società, la vecchiaia appare come una sorta di segreto vergognoso, di cui non sta bene parlare”.
Dedicato ai futuri amministratori di Leonforte.