di Salvo La Porta

La signora Elly Schlein, segretaria del P.D. (ed in parte erede di quello che fu il glorioso Partito Comunista Italiano del “Migliore”, che plaudiva alla politica di Stalin) con il piglio proprio degli ardori giovanili ha rivestito i panni della costituzionalista e, facendo leva sulle norme transitorie che stigmatizzano gli aderenti al defunto P N F, ha inteso  attribuire ai Padri Costituenti la volontà di proclamare come fondamento della nostra Carta l’antifascismo. Mi sta bene. La nostra Costituzione garantisce la libertà di pensiero e se lei la pensa così, è libera di esercitare questo diritto.

Sarebbe facile addentrarsi nei meandri di quella che è ormai diventata una stucchevole polemica, che nei fatti avvantaggia una classe politica tutta protesa a garantire se stessa;  sia a destra, che a sinistra e anche al centro. Incapace di volare alto e vogliosa  solo di assicurarsi, attraverso un’ignobile legge elettorale, un potere fine a stesso e basato su un consenso effimero e da spettacolo di intrattenimento televisivo o da cortile social.

Rivendico, tuttavia, il diritto mio e di quanti come me la pensano di mantenere un mio giudizio storico, squisitamente storico, su un periodo della storia d’Italia; posso o devo chiedere il permesso a qualcuno?

Chi conosce la povera storia della mia povera carriera politica ed amministrativa sa chi sono; primo sindaco (fascista dicevano alcuni con disprezzo) della piccola Stalingrado di Sicilia.

Ebbene, tutti sanno pure che molti dei vecchi compagni comunisti entravano nel mio ufficio, appellandomi con il titolo per loro più sentito, “ compagno Sindaco”. Non mi turbavo per nulla; al contrario gioivo per quella confidenza e per quella fiducia, che gratuitamente mi si dimostrava. Dico questo, perché la si finisca di ciurlare nel manico e si pensi alle cose serie. Lasciamo che i morti seppelliscano i morti. A questo punto, avrei anche finito di dire la mia; ma un’ultima considerazione lasciatemela fare.

Mi pare offensivo affermare che la Legge Fondamentale del nostro Stato possa basarsi su un “anti”. I nostri Padri ci hanno impegnato ad operare per il “pro”; per consentire anche a chi la pensa come me di dirlo liberamente, per rispettare il pensiero e la dignità della persona, per rimuovere tutti gli ostacoli che di fatto impediscono l’uguaglianza tra i cittadini, per promuovere il diritto al lavoro.

Operibus credite”, le opere sono quelle che contano. Solo quelle e di quelle chi fa politica prima o poi dovrà dare conto prima alla propria coscienza, quindi ai cittadini.