de Il Tavachino

Si   muovono veloci quando il paese ancora dorme. Trasportano    scarponi, pale, sacchi di cemento, pensieri, qualche brandello di sonno. Sono i furgoni dei nostri operai, di quelle maestranze che prima dell’alba   lasciano Leonforte   per raggiungere cantieri vicini e lontani. Sono carpentieri, gessisti, piastrellisti  , muratori, escavatoristi. Sono conosciuti in mezza Sicilia. Da decenni ne vengono riconosciute competenza e preparazione. Sono un fiore all’occhiello della nostra città, che non fa rumore ma contribuisce in maniera sostanziale a creare occupazione e reddito.

Ma prima altri lavoratori avranno lasciato le loro case. Sono  i braccianti   forestali. Uomini e donne che solcheranno gli impervi sentieri   dei boschi Erei per creare palizzate, per decespugliare e per    salvare   querce   e ginestre dal fuoco. Sono quelli che   proteggeranno   quel che rimane delle foreste tanto declamate da Diodoro Siculo.  A quell’ora partiranno pure i trattoristi, i potatori, gli allevatori, tutta   quella schiera di lavoratori agricoli che garantiscono una filiera agrozootecnica che vede nel grano duro, nelle pesche, nelle olive e nel bestiame una fonte di reddito antica   e costante. Poco dopo si muoveranno i pulman con i pendolari e con gli studenti    che rappresentano il futuro della nostra comunità, ma che purtroppo, dopo aver completato gli studi, saranno costretti in tanti ad emigrare. Altri lavoratori   si appresteranno ad iniziare la loro giornata nei negozi, negli uffici, nelle officine, fra le corsie ospedaliere.

Non è retorico parlare di chi lavora.  Anzi sarebbe opportuno che se ne parlasse di più; che si valorizzasse ad esempio la grande esperienza acquisita nell’edilizia. Si potrebbero organizzare fiere ed eventi promozionali a cadenza periodica ed istituire scuole di arti e mestieri per i giovani in collaborazione con le associazioni di categoria. Sarebbe inoltre opportuno ridare dignità ai lavoratori forestali, rimuovendo pregiudizi e sterili preconcetti: è indubbio che i nostri boschi hanno assoluto bisogno di manutenzione.   Ciò lo richiedono l’ambiente ed un potenziale turismo legato al verde.

Ma per attivare i cantieri ci vogliono i finanziamenti, ovvero la volontà politica per firmarne i decreti. Ed ancora, se i nostri agricoltori dovranno continuare a produrre grano, fave, lenticchie, pesche, ottimo fieno avranno bisogno di acqua, di strade, di infrastrutture, di un Consorzio di Bonifica che serva realmente questo territorio, secondo lo spirito che ne decretò la nascita giusto 100 anni addietro (questo anniversario non dovrà passare inosservato…).  Non si puo’ inoltre sottovalutare il ruolo del commercio e dell’artigianato.  Internet ha modificato radicalmente il modo di acquistare e di vendere. Se vogliamo che i nostri negozi possano essere competitivi con la grande distribuzione o con l’”ecommerce”, bisogna offrire qualcosa di diverso ed attraente che spinga il cliente a comprare in paese: parcheggi, marciapiedi puliti e sgombri di ostacoli, fiori, piante , parchi giochi ed  arredo urbano originale .

Dovrà essere un piacere, anche per chi viene dai paesi vicini, comprare a Leonforte.  In sintesi ridare nuova vita    al contesto urbano e valorizzare in vario modo il lavoro dei suoi cittadini potrà attivare una virtuosa sinergia grazie alla quale l’economia si svilupperà offrendo nuovi lavori ai nostri giovani ,oggi costretti ad emigrare.   Curare le piccole cose ma avere nel contempo il coraggio e la competenza per progetti di ampio respiro ed a medio e lungo termine sono una speranza ed un suggerimento rivolti al futuro Sindaco della nostra città.

Che la futura alba di Leonforte sia radiosa.

Scriveva Voltaire: “Il lavoro allontana tre grandi mali: la noia, il vizio e il bisogno”

Dedicato ai futuri amministratori di Leonforte.