de Il Tavachino

Dedicato ai futuri amministratori
“Era d’estate. Era terminato l’incubo della guerra, ma nella zona di Enna gravava, come una cappa plumbea, la delinquenza rurale. La popolazione aveva paura e la sera c’era poca animazione per le strade.” Inizia così il V capitolo di un libro del 1966 scritto da Salvatore Vassallo: “Memorie di un commissario”. Quei pochi che lo hanno letto (è un libro introvabile) avranno provato sgomento per quella che è stata una pagina nera della storia criminale Leonfortese. Salvatore Vassallo nel 1945 fu destinato a dirigere le operazioni di polizia nella zona di Leonforte, considerata l’epicentro della delinquenza rurale della Sicilia. Dovranno passare ancora molti anni per vedere rimarginata una ferita molto profonda del nostro tessuto sociale e che solo per intuitivo pudore viene tenuta ancora coperta da una opportuna benda di riservatezza.
Per fortuna la situazione dell’ordine pubblico nella città del Principe è radicalmente cambiata rispetto agli anni del dopoguerra. Se è lontana l’eco dei colpi di lupara durante assalto alle masserie o sono stati ormai dimenticati i vili sequestri di persona, l’uomo della strada nel 2023 ha una percezione diversa della illegalità ma non per questo meno sentita. Al netto di grossi reati,che rientrano per fortuna nella media, è uno strisciante malcostume a preoccupare quella che viene definita “maggioranza silenziosa”. Non si possono definire reati, sono comportamenti inopportuni. Parcheggiare disordinatamente nelle piazze (Piazza Margherita docet), davanti ai garage, in prossimità degli incroci od in doppia fila per “un minuto, il tempo di un caffè” o chiacchierare attraverso il finestrino con il passante incurante della fila di auto che si trova dietro. Ed ancora, accelerare in vie trafficate di pedoni, strombazzare con marmitte roboanti od aumentare il volume delle proprie autoradio, già amplificate da casse gigantesche, anche durante le ore notturne.
Altro sport molto praticato specialmente in alcune zone è alzare il volume della musica da parte di qualche gestore di pub. Questa infelice abitudine desta non poca irritazione fra la gente del quartiere specialmente quando ciò avviene durante le ore della notte impedendo il giusto riposo ad anziani, malati o semplicemente a chi ha il diritto di dormire. Da anni questo problema è stato sollevato ma si è ben lontano dal risolverlo radicalmente. Un discorso a parte merita il rispetto delle piazze. Poco o niente è stato fatto per restituirle ad un uso civile e rispettoso. Vengono invase da tavoli, sedie, auto, bidoni colmi di rifiuti, ombrelloni. I marciapiedi, una volta orgoglio dei leonfortesi, sono spesso occupati da banchi di frutta, tavoli, dehors,ingombri vari, costringendo gli inermi pedoni a slalom odiosi.
Una medaglia al decoro dovrebbe poi essere proposta a quegli esercizi che, incuranti della disposizione sindacale, continuano a collocare enormi bidoni dei rifiuti sui marciapiedi e non all’interno di appositi locali, offrendo agli incauti passanti pestilenziali olezzi di orientale memoria. Tutto ciò non avviene nelle città civili. Un problema ancora più sottile ed impalpabile riguarda l’atteggiamento aggressivo e prevaricante adottato da gruppi di giovani. Non è un fenomeno che riguarda ovviamente tutti ma è molto percepito in alcune zone ed in determinate occasioni. L’abuso di alcol o di altre sostanze amplifica il problema e lo rende particolarmente odioso nei grandi assembramenti. Il grido di allarme proviene dalle scuole dove gli insegnanti sovente si ritrovano a confrontarsi con atteggiamenti di grave bullismo.
L’illegalità a volte assume sembianze bizzarre. Si va dai cumuli di rifiuti lasciati dagli ambulanti alla fine dei mercati settimanali (ciascuno dovrebbe ripulire la propria area di pertinenza) con conseguenti costi a carico delle esangui casse comunali, alle discariche spontanee nella immediata periferia, dall’abbandono di animali domestici che favorisce il randagismo (ma c’è ancora l’accalappiacani?), alla pulizia dei servizi igienici degli esercizi pubblici, da sudicie e pericolose impalcature di perenni cantieri privati, al rispetto delle aree sacre o monumentali. Racconta un agente in pensione che, circa 30 anni addietro, il primo sindaco eletto dal popolo aveva promosso una collaborazione permanente tra le forze dell’ordine locali. Questo approccio palese e virtuoso si manifestava fra altro nel vedere sovente girare insieme in paese un agente, un carabiniere ed un vigile. Erano una presenza rassicurante, facevano da deterrente e scoraggiavano eventuali comportamenti scorretti.
Le forze dell’ordine oggi a Leonforte hanno un organico carente. Dopo le ore 20 i vigili urbani difficilmente sono in servizio, la polizia ha un territorio molto vasto da controllare, i carabinieri sono pochi e con compiti gravosi. Fanno del loro meglio ma un loro più efficace coordinamento è auspicato da chi in paese vuole continuare a viverci in sicurezza e serenità. Secondo alcuni il sindaco dovrebbe fare da cerniera fra tutte le istituzioni locali, scuole comprese, dove la sua autorevole presenza sarebbe auspicata ed apprezzata.
Scriveva Giovanni Giolitti: “Per i cittadini le leggi si applicano, per gli amici si interpretano, per alcuni si eludono”.