di Luana Ninfosi
È un abominio. Siamo donne e tutt’oggi siamo trattate come oggetti da possedere e controllare, senza possibilità di scelta. Una società che non si emancipa, oserei dire, patriarcale dove chi, provandosi a mettere al sicuro, a maggior ragione donne e bambini, sono/siamo ancora oggi vittime in toto in una società dove i delitti d’onore o sentenze istituzionali costringono – a vivere o morire – su decisione di soggetti che non hanno umanità, un barlume di ragione, sentimenti.
Dopo il rinvenimento del corpo senza vita di Giulia Tramontano e dopo l’arresto dell’ex compagno trentenne Alessandro Impagnatiello, siamo ormai oltre ogni forma di sopportazione.
Ribadiamolo, dunque, che non esiste il raptus, non esiste nessuna attenuante, nessuna incapacità parziale d’intendere e di volere, per chi uccide a sangue freddo una persona innocente. E che pur volendo non si torna indietro, sarebbe comunque impossibile riportare sulla terra queste creature e che la loro vita è stata spezzata per sempre, a cui non è data la possibilità, un’altra chance per poter tornare indietro, avere un’altra opportunità.
Mentre qualcuno continuerà a vivere, altri piangeranno di un dolore che né il tempo né la ragione potrà mai colmare, giustificare, lo stesso evidenziabile, ad oggi è chiaro che il sistema applicato, gli sconti di pena (seppur in beneficio del dubbio provare alla rieducazione o nuove possibilità di reintegrazione alla società civile)…visto la continua crescita di violenza e soprattutto femminicidi stia dando frutti di un sistema che dà un risultato inefficace. Anzi alimenta tali condotte. Queste problematiche andrebbero sensibilizzate alla base, su proposte valide, leggi applicabili.
Giulia è ciascuna di noi, le nostre figlie, le nostre sorelle, le nostre amiche e fino a quando questo non entra nelle coscienze, nelle nostre case, nel nostro pensiero e nella nostra quotidianità continuerà. Un cancro della società che va fermato. Guardando negli occhi dei nostri figli, ciò che vogliamo per il loro futuro e il destino che segniamo ad ogni passo nel nostro cammino nel quotidiano, su come ci poniamo, li educhiamo e su quello che possiamo fare sia in casa che in comunità, nelle scuole, nelle istituzioni…applicabile ovunque, purché sia veramente efficace.
Una ragazza giovane con una carriera brillante, una futura madre pronta ad accogliere il suo bambino nella sua vita. Una donna in gravidanza dove vuoi che vada scoprendo che il suo compagno non è uno stinco di santo? Ebbene, la risposta è ovunque! Si può scappare, si può andare da un’amica, si può ritornare dai genitori, si può nascondere in una casa protetta, si può dare un taglio e si può mettere un “punto” a una relazione che non funziona.
Dove vuoi che vada una ragazza incinta nel momento più bello e delicato della sua vita? Ecco: lontano e al sicuro.
Ma lontano e al sicuro sono tempistiche talvolta irraggiungibili.
Talvolta il diavolo ci guarda in faccia, mangia con noi, vive con noi e ci dorme accanto.
Un omicidio è grave, gravissimo. Mi chiedo sempre se un giorno tutto questo finirà. E non mi accontento del: “Si poteva evitare”. Ci sarà chi per tutta la vita dovrà fare i conti con assenze, lutti per mani terze, innaturali. E non è facile affrontare e sopportare la natura, le malattie o incidenti, figuriamoci per una cosa del genere.
Dirlo non equivale a essere femminista o contro la parità di genere, ma semplicemente puntualizzare, appellarsi, gridare che tutto questo non solo può essere evitato ma deve essere fermato.
Ma chissà a quante “Giulia”, a quante ragazze, donne, figli di famiglie assisteremo ancora prima di essere realmente ascoltate.
N.B. La foto pubblicata, un’immagine che ci è stata inviata da don Fortunato Di Noto tempo fa, potrebbe apparire non pertinente. Noi tuttavia siamo convinti che lo sia. E diciamo no a ogni forma di violenza.